Un’economia che ha ancora bisogno “di due stampelle”, quella monetaria della Bce e quella di bilancio, con il recovery che potrebbe non bastare visto che il Fmi invoca per l’Europa “misure mirate e temporanee sul fronte della domanda e dell’offerta”. E che, mentre con i vaccini si punta alla ripresa, nel frattempo dovra’ fare i conti con inevitabili crac aziendali, e non puo’ escludere scenari piu’ negativi per le banche. E’ la diagnosi che esce dal rapporto annuale della Bce, un documento presentato oggi alla Commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo dal vicepresidente Luis de Guindos e che fa perlopiu’ il punto sull’anno passato, segnato dalla crisi pandemica. Ma con qualche indicazione di prospettiva: gli aiuti all’economia, il sostegno alle imprese, la liquidita’ alle banche, hanno fatto da scudo rispetto alle perdite che altrimenti si sarebbero verificate. Ma se il settore bancario appare ben piu’ solido che nella crisi precedente, nondimeno “le autorita’ devono tenersi pronte a ulteriori misure se uno scenario molto grave dovesse materializzarsi”. Il rischio e’ di avere contraccolpi sulle banche, che se non gestiti potrebbe creare instabilita’ finanziaria, e che traggono origine dalla loro forte esposizione verso imprese a rischio (la Bce ipotizza una ‘bomba’ di 1.400 miliardi di euro di crediti andati a male). Reggono – dice la Bce – le imprese che hanno saputo abbracciare il digitale, il cui utilizzo ha subito una eccezionale accelerazione durante la pandemia. Ma molte imprese che contano sulle interazioni sociali, settori come i trasporti e il turismo, la ristorazione e l’ospitalita’, “potrebbero rischiare di uscire dal mercato, in funzione della durata della pandemia e del successo delle politiche nazionali nel limitare e colmare le necessita’ di liquidita’”. Inevitabilmente – conferma la presidente della Bce Christine Lagarde all’evento Reuters Newsmaker – man mano che le misure straordinarie che hanno cercato di tenere a galla un po’ tutta l’economia si faranno piu’ selettive, “vedremo un maggior numero di bancarotte rispetto allo scorso anno”. E l’invito ai Governi e’ a privilegiare le imprese sane, con prospettive: “e’ estremamente importante che i Governi siano in grado di valutare i rischi nel modo piu’ veloce ed efficiente, in modo da distinguere fra le imprese che hanno un problema di liquidita’ e quelle che hanno un problema di solvibilita’”. Un macigno politico, che neanche i miliardi in arrivo dal recovery fund potranno mascherare. Intanto, pero’, l’urgenza e’ consolidare la ripresa, che la Bce stima in questo secondo trimestre, in rafforzamento nella seconda meta’ d’anno, ma con recupero del Pil pre-pandemia solo nel 2022, con un aiuto di 0,3 punti percentuali atteso dal maxi-stimolo di bilancio dell’amministrazione statunitense. “L’incertezza resta alta e la ripresa sara’ fragile”, avverte de Guindos parlando alla Commissione presieduta dall’italiana Irene Tinagli. Il Fmi fa pressing per un rilancio degli aiuti perche’ – dice il responsabile del Dipartimento europeo Alfred Kammer – “l’Europa si trova a un punto di svolta”, potrebbe vedere la luce in fondo al tunnel – sotto forma dell’agognata ‘ripresa a V’ – con “un duro lavoro sulla produzione e sulla distribuzione dei vaccini, il continuo sostegno e con politiche innovative per combattere le cicatrici economiche”. L’Europa “ha ancora bisogno di due stampelle, quella fiscale e quella monetaria. Meglio non toglierle finche’ non cammina da sola”, esorta Lagarde che gia’ si accontenterebbe di uno stimolo di bilancio tempestivo col recovery. Per il momento, con i soldi del Next Generation Eu che ancora vanno raccolti con gli eurobond, la presidente della Bce si limita a escludere un rialzo di tassi nel 2022: “siamo molto lontani”. Ma fra gli investitori la scommessa e’ se servira’ un’altra tranche di acquisti di debito.