La Cisl condivide la convinzione che la “partita chiave” sia la crescita economica e un intervento a favore di famiglie, lavoratori e imprese. “Siamo d’accordo con il nuovo scostamento di bilancio di 40 miliardi annunciato dal Cdm e valuteremo nel dettaglio le misure previste”. Lo ha sottolineato il segretario confederale Ignazio Ganga nel corso di un’audizione nelle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sul Def. “Il Governo auspica che questo sia l’ultimo intervento, ma resta comunque pronto a ulteriori passi se la situazione lo richiederà – ha detto – apertura che valutiamo favorevolmente”. La Cisl ha richiamato “l’importanza di attivare e mantenere un dialogo sociale costante e di merito su tutte le riforme di respiro strategico in modo che Governo, istituzioni e parti sociali possano cooperare positivamente per realizzare la necessaria sintesi che affronti la congiuntura, programmi la transizione e determini la ripresa del Paese attraverso un nuovo patto sociale”. Nel Def “si rinvia al secondo semestre la definizione della riforma fiscale e dei meccanismi di riscossioni, ma non ci sono indicazioni di merito su come il governo intende intervenire – ha proseguito Ganga – ai provvedimenti emergenziali, agli investimenti strutturali e alle riforme non vengono associate scelte politiche indirizzate alle infrastrutture sociali, a partire dalla necessaria copertura universale degli ammortizzatori sociali e dalla costruzione di una solida architettura di politiche attive del lavoro, essenziale per gestire la ripresa, come anche la necessaria duplice transizione verde e digitale”. Il Def “elude inoltre il tipo di exit strategy, che secondo la Cisl deve essere sistemico, in modo che le protezioni sociali emergenziali, dalla cassa integrazione Covid 19 al blocco dei licenziamenti, possano essere progressivamente abbandonate solo all’uscita definitiva dalla pandemia e a fronte una ripresa consolidata”. Le ricadute occupazionali della ripresa risultano “modeste – ha aggiunto – è un chiaro e drammatico indice della profondità della crisi sociale che ha colpito, con particolare gravità, settori dei servizi ad alta intensità di lavoro. Risultano pertanto urgenti politiche occupazionali sistemiche e strutturate, che coinvolgano i settori colpiti dalla crisi e la P.A.”.
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