“L’aumento delle materie prime, a livello globale, era prevedibile. Sta creando non solo problemi operativi alla produzione ma andrà, inoltre, a erodere la potenzialità di ripresa assorbendo un’alta percentuale degli stanziamenti destinati ai piani di rilancio dei vari Paesi”.
A sostenerlo all’Adnkronos è Nunzio Bevilacqua, giurista d’impresa ed esperto economico internazionale, facendo il punto sull’andamento delle materie prime. “Siamo nella tempesta perfetta – prosegue l’esperto – un mix letale di operazioni speculative di accaparramento in tempi di fermi produttivi da lockdown, scommesse finanziarie, contratti di approvvigionamento ‘figli di altre situazioni geopolitiche’ e richiesta di materie concentrate in poco tempo per non perdere il momento ed eventuali incentivi, hanno mandato in corto circuito un sistema che, rischia ora di ‘scaricare’ molta meno potenza nel flusso economico rispetto al ‘carburante’ immesso a livello pubblico e gravare come al solito sull’ultima pedina della filiera”.
In questo scenario, spiega ancora, “sia le aziende, con produzione ridotta o addirittura in stallo, che i consumatori finali, sono entrambi parti lese da queste politiche dissennate dove rincari del petrolio e dei trasporti sono solo una concausa; gli errori vanno ricercati nel non avere, da parte di molti Stati occidentali, pensato al periodo post-pandemico, contrattando ‘allora per ora’ contratti ‘calmierati’ di approvvigionamento e cercando nuovi accordi commerciali”.
Una possibile via di uscita da queste sabbie mobili, sottolinea ancora Bevilacqua, “la si potrebbe trovare attraverso l’individuazione, al livello politico nazionale con maggiore valorizzazione di accordi bilaterali e in alcuni casi utilizzando la ‘massa critica’ europea, di nuovi Paesi e vie di approvvigionamento, con una America Latina, in special modo il Brasile, e l’Africa che dovrebbero essere presi in maggiore considerazione, augurandoci che non siano già entrati totalmente in orbita orientale”.
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