Nel 2020, ciascun italiano ha sprecato 27 chilogrammi di cibo in meno rispetto all’anno prima, indicativamente 529 grammi a settimana (-11,78% sul 2019). Il Waste Watcher International Observatory riporta che sono state salvate circa 222mila tonnellate di cibo, che corrisponde ad un risparmio nazionale di 376 milioni di euro, circa 6€ pro capite. In Italia, lo spreco alimentare domestico ammonta a 6,4 miliardi di euro, mentre il costo totale dello sperpero derivato dalla produzione, dal commercio e dalla distribuzione è quantificabile in circa 10 miliardi di euro. L’indagine riflette che, geograficamente, il nord ha sprecato circa 489 grammi a settimana, contro i 496 grammi del centro, e i 600 grammi al sud e nelle piccole aree urbane. Da questi numeri, le famiglie con figli sono più soggette a non prestare attenzione agli avanzi, sperperando il 15% in più dei single. In controtendenza con quanto si possa pensare, dall’indagine emerge che a minor reddito corrisponda maggior spreco: il 38% che si autodefinisce di “ceto medio-basso e basso” getta circa il 12% in più del resto del campione intervistato. Questo fenomeno di salvaguardia e rispetto del cibo sta diventando sempre più comune nelle case degli italiani, dove ben l’85% è intenzionato a rendere obbligatoria la legge per le donazioni di cibo ritirate dalla vendita. Nel Paese dove il cibo viene considerato un pilastro culturale, il rispetto e la salvaguardia diventano imprescindibili.
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