Non vanno a scuola, non hanno lavoro, non studiano. Generazione disillusa che il termine inglese fotografa con questo acronimo. Neppure disoccupati, perché non si sono mai affacciati al mercato del lavoro. Il fenomeno Neet è un fantasma che si aggira per l’Europa ma che colpisce in particolar modo l’Italia e che impatta sulla ricchezza del Paese: vale l’1% del Pil. Qualche numero. Nel 2020 erano circa 3 milioni i ragazzi e le ragazze Neet. Nella fascia fra i 15 e i 29 anni, il fenomeno incide maggiormente nel Mezzogiorno (32,6%), rispetto al Centro (19,9%) e al Nord (16,8%). Conta anche il titolo di studio: l’incidenza fra coloro che non ne hanno o che si limitano alla licenza di scuola elementare o media è pari al 21,9%, fra coloro che hanno un diploma è del 25,4%, e scende al 20,6% tra i giovani laureati o con o un diploma post-laurea. Che fare? Il Recovery Fund può esser un’occasione per invertire il trend e dare un’opportunità a questi ragazzi. Corsi, formazione, nuove professionalità da afferrare tra digitale e sviluppo sostenibile, che sono i due grandi filoni su cui si svilupperà il Pnrr. Che sia un’occasione da non perdere lo dice il direttore generale della Luiss, Giovanni Lo Storto, che da anni si occupa di formazione e orientamento. “Dobbiamo invertire il trend che vede l’Italia fanalino di coda in Europa, un campanello d’allarme da non ignorare perché, come scrive il World Economic Forum nel Global Risks Report 2021, “fallire nel garantire a questi giovani un’occupazione significherebbe mettere in pericolo la nostra società e i nostri sistemi economici“”. Secondo Lo Storto “la direzione intrapresa dal nostro Governo con il Pnrr è sicuramente un concreto passo in avanti: l’obiettivo di aumentare il numero di giovani laureati (solo il 28% tra i 25 e i 34 anni possiede un titolo terziario contro il 44% dei Paesi Ocse) è supportato da una serie di misure che guardano al lungo termine. Incremento delle borse di studio e degli alloggi universitari, ma anche incentivi alla mobilità studentesca e attività mirate di orientamento nelle scuole superiori”. Si apre una nuova stagione, almeno nelle aspettative. Ma certamente occorre uno sforzo anche da parte dei giovani. “Devono rafforzare le proprie competenze uscendo dalla propria comfort zone e sviluppando la consapevolezza che il lavoro che svolgeranno una volta laureati dovrà, forse, essere ancora inventato, o forse lo inventeranno loro stessi”, sottolinea il Dg della Luiss. Le professioni sono in divenire, ma orientarsi e prepararsi a comprendere quali indirizzi seguire è un passaggio fondamentale. L’ateneo promosso da Confindustria ad esempio punta su due asset: le nuove figure professionali e le attività di orientamento. “La scelta consapevole del Corso di Laurea è fondamentale per non sprecare tempo né risorse, preparando al meglio i giovani all’ingresso nella vita universitaria”, spiega Lo Storto. “Alla Luiss negli ultimi due anni sono stati aggiunti 6 nuovi Corsi di Laurea che combinano conoscenze orizzontali e specializzazioni verticali, green e innovazione, intelligenza artificiale ed etica, saperi giuridici e politici, scienze del comportamento e dell’economia, humanities e tecnologia. La 42Roma Luiss è la prima scuola di coding in Italia completamente gratuita che forma fuoriclasse della digital transformation”.
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