Sono in particolare le ditte individuali, che rappresentano oltre l’80% del comparto, a registrare perdite maggiori (-12,1%). A livello regionale peggio fanno Abruzzo (-21%), Sardegna (-18%), Basilicata e Sicilia (che registrano entrambe – 17%). E’ quanto emerge da uno studio Unioncamere e InfoCamere sull’evoluzione delle imprese individuali artigiane negli ultimi 10 anni , sulla base di Movimprese, l’analisi statistica del Registro delle imprese delle Camere di Commercio. Il Covid ha pesato ulteriormente su questa situazione. Nel 2020 il 70% delle imprese artigiane ha subito una riduzione di fatturato contro il 63% delle altre aziende. E anche sul futuro gli artigiani sono molto cauti. Solo il 54% prevede di recuperare i livelli produttivi entro il prossimo anno, una quota che scende addirittura al 46% per quelle realtà artigianali alle prese con problemi di passaggio generazionale. A rilevarlo è un’indagine del Centro Studi Tagliacarne secondo cui però gli investimenti in digitalizzazione e green fanno salire sensibilmente le prospettive di ripresa abbattendo le distanze con le altre imprese: il 63% degli artigiani che ha investito in digitale e il 58% che ha puntato sulla sostenibilità contano infatti di recuperare entro il 2022. La qualità dei prodotti rimane comunque per l’artigianato un fattore essenziale di competizione: il 43% delle imprese artigiane punta esclusivamente su questa leva per battere la concorrenza, contro il 39% del resto delle altre imprese. Anche nell’èra digitale, il profilo dell’impresa artigiana resta fortemente ancorato alla dimensione individuale. Alla fine di marzo di quest’anno il 77,7% di tutte le imprese artigiane operava con la forma più semplice e meno strutturata, una percentuale del tutto in linea con quella rilevata dieci anni prima (78,1%). Dal punto di vista territoriale, questa connotazione caratterizza in modo particolare le regioni del Centro-Sud, con in testa il Lazio (83,4%) seguito da Campania e Puglia (83,3%) con Sicilia e Sardegna a chiudere le prime cinque posizioni (rispettivamente a 83 e 82,9%). Sul versante opposto, le regioni in cui la percentuale di imprese artigiane individuali è più contenuta sono concetrate al Centro-NordEst: a cominciare dalle Marche (70,9%) per proseguire con Veneto (71,9%), Trentino-Alto Adige (72,1%), Umbria (72,4%) e, per finire, Emilia-Romagna (74,6%). Tra i settori, il più popolato da questa forma giuridica è quello delle Altre attività di servizi, in cui la quota di imprese individuali tocca l’87,3%. A seguire i Trasporti e magazzinaggio (82,6%) e le Costruzioni (83,1%). Analizzando il progressivo spostamento dell’età dei titolari di imprese artigiane emerge che se nel 2011 per ogni imprenditore over 70 c’erano almeno due titolari d’impresa under 30 pronti a sostituirlo, nel 2021 questo “ricambio” tra generazioni è sceso a meno di uno, fatta eccezione per il Nord Ovest dove la situazione appare più bilanciata. La riduzione dei titolari under 30 tocca più da vicino gli uomini (-46% nel periodo) che le donne (-24%), mentre l’invecchiamento colpisce più le donne degli uomini (+72% le over 70 artigiane contro il +45% ).
Scopri le ultime notizie in tempo reale. News e aggiornamenti su politica, cronaca, lavoro, economia, attualità e molto altro su www.supersud.it