“L’ennesima occasione persa. Di colpo ci si è accorti che, nella graduatoria finale dei 270 progetti di tutta Italia che hanno trovato accoglimento nell’erogazione dei finanziamenti relativi al “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare” del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, la Regione Calabria non c’è. E manca anche il capoluogo di regione”. E’ quanto si legge in una nota stampa del Centro servizi volontariato di Catanzaro a firma del presidente Guglielmo Merazzi. “Eppure la città metropolitana di Reggio Calabria, così come il comune di Lamezia Terme, di Corigliano-Rossano e altri comuni calabresi – prosegue la nota – la domanda l’hanno fatta. A cosa, quindi, è dovuta questa situazione dalle conseguenze devastanti che vede accomunate la Regione Calabria e la città di Catanzaro? Cos’è che di questo bando – così importante per la dotazione di infrastrutture adeguate, specie con riferimento alle aree periferiche, e a quelle che sono espressione di disagio abitativo e socio-economico – non è stato capito? Come Centro Servizi al Volontariato, che ha la sua area di riferimento nella parte centrale della Calabria, non possiamo voltarci dall’altra parte nell’apprendere che le città territorialmente più importanti – Crotone, Vibo Valentia e Catanzaro in primis – non abbiano partecipato (forse ignorandolo completamente) al bando in oggetto. E lo facciamo in nome di tutte le associazioni di volontariato che sanno bene come la povertà sia spesso riflesso di un disagio abitativo, tipico delle aree periferiche e a maggiore tensione abitativa che mal si integra con il resto del contesto urbano. Laddove manca un adeguato “equipaggiamento urbano-locale” manca, infatti, anche il senso di appartenenza alla medesima città, con tutte le conseguenze in tema di isolamento e di degrado sociale che ne derivano. Un altro aspetto non trascurabile del bando era la possibilità di recuperare e valorizzare beni culturali e paesaggistici, nonché di riutilizzare testimonianze architettoniche significative in un contesto di rigenerazione urbana. Ma, a quanto pare, la possibilità di rendere più belle le nostre città, con ricadute positive anche dal punto di vista socio-culturale, non è sembrato rilevante ai nostri amministratori. Rimane l’amaro in bocca per quello che poteva essere e non è stato. Solo alcune città calabresi godranno di una fetta dei 3,2 miliardi di euro messi a disposizione. L’altra Calabria – la parte più vasta – subirà le conseguenze di una colpevole disattenzione, o di un’insufficiente progettualità, che si traduce nell’ennesima beffa e ci condanna a perpetuare le situazioni di marginalità e disagio e a viaggiare con una modalità lenta rispetto al resto d’Italia”.
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