“Da corporazioni di soli docenti, o di docenti e studenti, le università hanno, progressivamente, acquisito un ruolo pubblico. Si sono trasformate da corpi ristretti di diritto civile a soggetti aperti di diritto pubblico, portatori di valori destinati a diventare solidi riferimenti. La loro storia mostra anche quanto siano radicate, nello spirito dell’Europa, le questioni delle autonomie e delle libertà”. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella a Parma, nella Chiesa di San Francesco del Prato, dove gli è stata conferita la laurea magistrale ad honorem in Relazioni internazionali ed europee da parte dell’Università parmigiana. “La meritocrazia – ha aggiunto – non può essere sinonimo di una formula che legittimi chi si trova già in posizione di privilegio, bensì quella di chi aspira a mettersi in gioco. Un’autentica democrazia sa riconoscere che prima di ogni merito accademico esiste “un merito di vivere”, frutto dell’incontro con la realtà dei fatti e con la spinta a una emancipazione da essi. Ciascuno affronta la propria esistenza all’interno di una comunità di origine, talvolta modesta e fragile, ma deve poter scegliere di aspirare a una comunità di intenti le cui porte sono aperte dal sapere”. “E’ bene fare tesoro degli insegnamenti tratti in questi due anni difficili. Siamo stati costretti ad affrontare lutti, sofferenze, pesanti limitazioni, e la dura crisi che ne è scaturita condiziona ancora l’economia e gli equilibri sociali. Ma abbiamo compreso, oltre ogni ragionevole dubbio, quale valore abbiano la conoscenza scientifica, la professionalità degli operatori, la coesione sociale, la risposta comune che viene dal senso civico e dalla coscienza di un destino condiviso”, ha sottolineato il Capo dello Stato che ha continuato: “Ambire a guidare l’Europa non è possibile se non si ha una chiara visione della complessità dell’umanesimo europeo di cui le università sono parte attiva. L’umanesimo dell’università è essenzialmente racchiuso in un sentimento per il tempo e per lo spazio più largo degli interessi immediati e che supera vecchi e nuovi confini perché crede che la dignità della persona si misuri prima di tutto nel coraggio del dubbio, nel valore dell’attitudine critica”. “L’Ue – ha osservato – ha compiuto una svolta in questi mesi, sin dalle prime fasi della pandemia e poi culminata con il Next Generation. Ha mutato i paradigmi che avevano condizionato le politiche continentali nelle precedenti crisi degli anni Duemila, penalizzando fortemente i Paesi più deboli. E’ stata una lezione per la Ue che ha sollecitato una visione lungimirante: far diventare questo Piano la spina dorsale di una più solida e più equa, integrazione. Si tratta di un salto di qualità, capace di rafforzare i legami già esistenti tra i popoli e gli Stati dell’Unione”. “Libertà e uguaglianza, democrazia e solidarietà costituiscono i pilastri di questa Europa, le cui ‘vocazioni fondatrici’, come scrive Edgar Morin, sono proprio quella culturale e quella politica, intesa nel senso di un continuo ‘progettare, rigenerare, rivitalizzare, sviluppare e reincarnare la democrazia’. Il carattere di apertura dell’Europa, la ricchezza e le diversità insite nel suo humus, non sono, come continua Morin, ‘una mancanza di rigore’, piuttosto rappresentano oggi ‘l’unico rigore possibile'”. E ancora, Mattarella auspica che l’Erasmus riparta: “Speriamo che i progetti Erasmus presto riprendano a pieno regime, anzi che si integrino con scambi di ricerca e di esperienze lavorative. I giovani Erasmus – le generazioni Erasmus come ormai si dice comunemente – hanno ripreso una antica e rilevante tradizione universitaria. Sono diventati protagonisti di esperienze di vita, oltre che di studio. Esperienze che hanno reso più forte la loro consapevolezza di essere anche cittadini europei. Hanno avuto prova di un ethos condiviso e lo hanno incrementato nel dialogo, nell’amicizia, nello studio comune”. “In Italia, esiste un grande paradosso: siamo la nazione che ha dato origine, forza e continuità all’idea di università ma il nostro Paese si trova in coda, purtroppo, per numero di laureati, per investimenti. La nostra università non risulta attrattiva come meriterebbe. Potremmo dire: non è amata come dovrebbe. Sta a noi utilizzare anche le disponibilità del Piano di ripartenza per dare maggior forza alle università e renderle ancor più una risorsa essenziale per lo sviluppo del Paese”, ha affermato il Capo dello Stato. “Forse è giunto il momento per chiedere che le istituzioni europee inseriscano nella loro agenda, accanto alle grandi questioni incompiute della sicurezza e della armonizzazione economica e fiscale, anche il tema della dimensione universitaria. Appare maturo il tempo di un diritto universitario europeo, inserito se necessario nei Trattati, così da porre il nostro continente all’avanguardia nel fornire un supplemento di garanzie, se occorre anche speciali e temporanee, agli studenti e ai docenti delle università, nel loro percorso. Si tratta di questione che deve essere proposta e può trovare posto nel percorso di riflessione della Conferenza sul futuro dell’Europa”. “Giuseppe Mazzini – ha ricordato Mattarella – ci dice “che la patria è la casa dell’uomo, non dello schiavo”. La Patria Europa, con le sue università, può essere l’approdo anche per chi, qui giunto o che giunge tra noi, vuole, attraverso lo studio e il confronto con i maestri, sfuggire alle schiavitù che ci circondano”. E sul tema del Pnrr ha osservato: “Questo Piano di ripartenza sia la spina dorsale di una nuova, più solida e più equa, integrazione del Continente. Si tratta di un salto di qualità, capace di rafforzare ulteriormente i legami già esistenti tra i popoli e gli Stati dell’Unione. Dobbiamo attenderci e contribuire a innovazioni profonde, sulle modalità del lavoro e della produzione, sull’uso delle tecnologie, facendo in modo che la distribuzione dei saperi non incida sull’effettivo esercizio dei diritti dei cittadini, col rischio di nuove disuguaglianze. Contingentata e chiusa al pubblico, la cerimonia è in diretta streaming sul sito dell’ateneo (www.unipr.it). In platea anche i ministri dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, dell’Università e Ricerca, Maria Cristina Messa, e del Lavoro, Andrea Orlando. Dopo l’intervento del rettore, Paolo Andrei, il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza Giovanni Francesco Basini lha letto la motivazione del conferimento, e Antonio D’Aloia, docente di Diritto Costituzionale, ha pronunciato la laudatio. La Laurea ad honorem, motiva l’Università, per onorare “l’altissimo profilo” di Sergio Mattarella, “nazionale e internazionale, politico e istituzionale” e per “riconoscere il suo quotidiano impegno istituzionale, civile e morale, nella garanzia attiva e nella testimonianza concreta dei valori costituzionali e della libertà, unitamente alla costante ed intensa vicinanza alla causa della ricerca, della formazione e del futuro dei giovani del nostro Paese”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato accolto da un lungo e caloroso applauso. Poi ha ascoltato il coro dell’ateneo Ildebrando Pizzetti che ha eseguito una Lauda del XV secolo, ‘Alta Trinità beata’. “Un momento emozionante”, ha esordito Paolo Andrei, rettore di Parma Paolo Andrei, nel suo intervento. “Questa cerimonia si svolge in un luogo splendido e denso di significato, pieno di storia e storie, un luogo che riparte dopo tanti anni. Il pieno recupero della chiesa di San Francesco del Prato è orgoglio per la nostra comunità”. In questo momento, ha aggiunto, anche “l’Università riparte, con rinnovato slancio, dopo un periodo difficilissimo”.
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