A quasi tre anni dall’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica tra privati, entrato in vigore il primo gennaio 2019, si registra un notevole successo di numeri. I dati del primo anno di applicazione certificano un numero complessivo di quasi 4 milioni di contribuenti che hanno trasmesso oltre 2 miliardi di fatture elettroniche. Cosi l’Amministrazione finanziaria ha potuto migliorare la propria capacità di monitoraggio dei comportamenti di soggetti ad elevata pericolosità fiscale, potendo effettuare controlli incrociati sulle operazioni IVA quasi in tempo reale. In questo periodo iniziale si sono evidenziate anche luci e ombre di questa innovazione, compresa la possibilità di ulteriore ampliamento dei destinatari dell’obbligo. Secondo le stime dell’Agenzia delle entrate sono ancora circa 2,2 milioni i contribuenti esclusi dall’obbligo di fatturazione elettronica. Nel dettaglio, tali soggetti sono: gli operatori del settore sanitario; imprese o lavoratori autonomi che rientrano nel regime di vantaggio; imprese o lavoratori autonomi che rientrano nel regime forfettario; piccoli produttori agricoli; società sportive dilettantistiche; soggetti non residenti in Italia che effettuano o ricevono operazioni. Per gli operatori del settore sanitario il divieto di emissione della fattura elettronica è legato al veto posto dal Garante della privacy, che ha evidenziato criticità circa il trattamento dei dati sensibili riportati nel documento elettronico (codice fiscale del paziente e/o descrizione della prestazione ricevuta). Per gran parte degli altri soggetti l’esclusione è invece legata al limite dimensionale (65.000 euro di ricavi e compensi) riservata ai piccoli operatori.
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