“Siamo istruiti, formati e fondamentali per le politiche sul lavoro”. Con queste motivazioni, circa 2.500 navigator in tutta Italia, 350 in Campania, chiede la proroga del contratto in scadenza al 31 dicembre. In questa regione, navigator ha sempre fatto rima con protesta. Dai tempi in cui Vincenzo De Luca non ne voleva sapere di utilizzarli nei centri per l’impiego per favorire l’incontro tra i percettori del Reddito di cittadinanza e le imprese. E, infatti, nei centri i navigator non ci hanno mai messo piede limitando, e non poco, la loro funzionalità rispetto alle esperienze di altre regioni. Oggi ritornato in piazza, a una mnciata di giorni dalla fine della collaborazione. Chiedono un proroga oggi e una stabilizzazione domani, anche se tutti loro erano perfettamente a conoscenza che si trattase di un impiego a tempo: “E’ vero – ammette Felice – lo sapevamo dall’inizio. Ma è anche vero che la situazione dei centri per l’impiego in tutta Italia renderebbe necessaria la nostra presenza. Non solo per l’attuazione del reddito di Cittadinanza, ma anche per quella del Pnrr”. I navigator sono nati proprio con il Reddito di cittadinanza. Il loro lavoro è consistito nel mettere in contatto i beneficiari con gli enti di formazione e le imprese: “Analizziamo la vita professionale dei percettori – spiega Luca – per capire che esperienze hanno e in che cosa potrebbero specializzarsi. Individuiamo percorsi di formazione adatti a loro e li mettiamo in contatto con le imprese che cercano quelle figure specifiche”. A Napoli e in Campania hanno pagato lo scontro con De Luca e anche l’atavica mancanza di lavoro. Senza considerare il dibattito cittadino che si è sviluppato tra chi sostiene che il Reddito disincentiva il lavoro e chi, invece, che le persone rifiutano i lavori perché gli stipendi sono miserevoli. “Uno dei motivi per i quali dovrebbero stabilizzarci – prosegue Luca – è che il rapporto tra i cittadini e gli operatori di un centro per l’impiego è di 700 a 1. In queste condizioni, non si possono garantire risposte di qualità. Si dice sempre che per fare crescere l’Italia c’p bisogno di giovani laureati e preparati. Eccoci, siamo qui, e lo Stato ha anche speso soldi per formarci”.
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