Si è svolto ieri, presso la sede ProfAgri di Salerno, il convegno finale relativo alla terza edizione del Corso per Tecnico superiore per la gestione ecosostenibile delle filiere alimentari tipiche e della tradizione enogastronomica. Il filo conduttore dell’evento, moderato da Michele De Sio – amministratore del Consorzio Meta, ente capofila dell’ATS “Sos.te.ne.r.s.i” che ha realizzato il percorso IFTS – è stata l’importanza del partenariato, il ruolo della formazione e soprattutto il capitale umano di riferimento, con la diligenza degli allievi e l’attualità degli insegnamenti impartiti. «Abbiamo potuto verificare un netto miglioramento nella qualità dell’apprendimento, la fine di un percorso – ha dichiarato De Sio – è dedicata ai ringraziamenti, perciò penso all’Università degli Studi di Salerno, con il gruppo di lavoro guidato dal prof. Pietro Campiglia, oggi rappresentato egregiamente dal prof. Pepe, ed all’Istituto di Istruzione Superiore “M.T. Cicerone“ di Sala Consilina (SA), rappresentato dal prof. Giglio, al distretto IN.N.E.R., al Bio-distretto Cilento ed alle aziende partner, Agrioil Spa di Roccadaspide (SA) e il Caseificio Ruocco di Agerola (NA). Il gruppo è ormai consolidato – ha rimarcato De Sio – ed è entrato nella logica di questo percorso che ci mette in condizione di formare tecnici per la gestione delle filiere ecosostenibili e delle filiere alimentari con un ottimo livello di competenza e professionalità raggiunto dagli allievi».
Significativo l’intervento del Dirigente Scolastico del ProfAgri, Alessandro Turchi il quale ha rivendicato la centralità della scuola: «La nostra scuola è ben radicata sul territorio, con sette sedi, ed è unica nel suo genere: un vero fiore all’occhiello per la Regione perché si occupa solo ed esclusivamente di agricoltura; è unica perché è conosciuta in tutta la Campania ed oltre, e in pochi anni ha raddoppiato il numero dei propri alunni. Eppure, a volte ho l’impressione di dover scavalcare le istituzioni per poter lavorare bene, per questo – ha rilanciato Turchi – mi rivolgo all’assessore Filippelli, persona preparata e competente, affinché questa scuola professionale possa godere della considerazione che merita e rappresentare finalmente un orgoglio per il territorio che la ospita, una Regione con un PIL agricolo doppio rispetto al resto dell’Italia, dove l’agricoltura ha una forza e una valenza straordinarie».
Limitatamente alle considerazioni e alle valutazioni tecniche il dott. Pasquale Di Domenico si è concentrato sull’impatto della pandemia e sulla modalità di erogazione degli insegnamenti. «Sono stato il coordinatore di questo intervento formativo, caratterizzato fortemente dal Covid: tutta la parte teorica è stata svolta online, in FAD, con le relative difficoltà che comunque sono state brillantemente superate e – ha proseguito Di Domenico riprendendo le parole di De Sio – abbiamo riscontrato un buon livello medio finale espresso in centesimi: una media di 93 e quattro studenti su 16 hanno raggiunto il massimo dei voti. Questo a testimonianza di un lavoro che è stato svolto con serietà dai 35 docenti che nei 12 moduli hanno trasmesso in modo efficace tutte le nozioni, assimilate correttamente dai ragazzi. Un plauso, quindi, a docenti e allievi. La parte finale dello stage, per fortuna, si è svolta in presenza presso tre aziende fortemente orientate sul biologico: l’Agriturismo “L’Incartata” di Calvanico, l’azienda agricola del Profagri a Salerno e l’azienda agricola “La Petrosa” di Ceraso in provincia di Salerno. Tutto – ha concluso Di Domenico non nascondendo una certa soddisfazione – si è svolto regolarmente e ritengo sia un ottimo punto di partenza per l’ultima annualità, delle quattro previste, che dovrebbe iniziare a breve».
A seguire il punto del prof. Pepe che è entrato negli aspetti più specialistici della materia di riferimento con un approfondimento sulla nutraceutica applicata alla biodiversità: «Nonostante la FAD – ha detto Pepe – è stato tutto più semplice perché c’era la voglia dei ragazzi di apprendere. Sono stati affrontati alcuni concetti con un percorso articolato in ambito agronomico, economico e di marketing». Pepe è entrato nel merito della ristoceutica: «È un concetto innovativo: ovvero la ristorazione, la selezionare delle materie prime e la trasformazione in prodotti per valorizzarli il più possibile. Ci sono alimenti – ha proseguito il docente – che hanno proprietà benefiche per la salute dell’uomo. Il cibo è fonte di molecole biologicamente attive con principi attivi che hanno un ruolo fondamentale per l’aspetto salutistico, ad esempio per ritardare i processi di invecchiamento o per migliorare lo stato psicofisico dell’uomo. Ci sono esempi di diversi principi attivi di molecole fitochimiche, più di 30mila, raggruppate in matrici vegetali sulla base della colorazione. Non a caso si parla dei 5 colori della vita – ha ribadito Pepe, rendendo semplici concetti articolati – la colorazione dei prodotti ortofrutticoli è associata ad una classificazione di principi attivi con effetti positivi sulla salute dell’uomo. Prodotti bianchi, ad esempio, hanno un ruolo positivo sui livelli di colesterolo. Anche all’interno della stessa specie ci sono delle differenze di sottospecie, ciò è indice di biodiversità. Biodiversità anche animale. Si pensi a 50mila specie animali, tra terrestri, marine, di acqua dolce ecc o le 50mila specie di insetti, tra le quali, 12mila sono coleotteri. L’Italia è la culla della biodiversità. È importante preservare la biodiversità a fini salutistici nonostante il marketing e la globalizzazione abbiano danneggiato questa caratteristica peculiare del nostro territorio. Alcuni frutti – ha concluso Pepe attenzionando alcuni esempi – sulle nostre tavole non ci sono più, ad esempio: non abbiamo il corbezzolo, la giuggiola, la pera cocumerina o alcuni legumi. Ciò, ad esempio, non vuol dire che tutti i fagioli siano uguali anche all’interno della stessa categoria merceologica».
Il prof. Giglio ha dedicato il suo intervento per specificare i risvolti pratici del corso spendibili nel mondo lavoro: «Può essere una straordinaria opportunità per avviarsi al mondo del lavoro e consolidare le proprie esperienze – ha detto Giglio – con l’ex alternanza scuola-lavoro. L’agricoltura ha bisogno di tecnici adeguatamente formati che si specializzino e che conseguano certificazioni. L’invito è quello – come futuri agrotecnici – di proseguire con il consolidamento di queste conoscenze». Giglio non ha dubbi: «Il corso IFTS è una grande opportunità post diploma e per quanto mi riguarda ho fatto il modulo delle certificazioni di qualità che sono di grande importanza. La Campania è ricca di biodiversità, è uno scrigno che va tutelato». Infine l’appello del docente agli allievi: «Voi siete i protagonisti e devo riconoscere che negli anni la platea si è di molto allargata con ragazzi che avevano altre esperienze alle spalle: scienze motorie, giurisprudenza o sociologia, ma l’agricoltura è trasversale. Questo è un corso molto attraente che può offrire grandi opportunità e nonostante la didattica a distanza i riscontri finali sono stati ottimi, con valutazioni elevate, non perché i docenti siano stati generosi – è il monito di Giglio – ma per gli ottimi lavori finali, con esame scritto ed orale. L’agricoltura è una fonte di reddito importante per la regione Campania ed una futura occasione lavorativa che ha anche bisogno di tecnici capaci».
«Si tratta di un’iniziativa con un grande respiro internazionale ed una grande lungimiranza, dalla preparazione progettuale allo svolgimento del programma attuativo. Un modulo è dedicato all’agricoltura biologica ed una parte interessante è dedicata ai biodistretti, i quali si distinguono per una forte alleanza tra consumatori, produttori e attori pubblici. I biodistretti hanno avuto un riconoscimento dell’Ue nel piano strategico per lo sviluppo delle aree rurali anche per potenziare il turismo. In Campania il primo è stato quello del Cilento» ed ha affermato il responsabile di IN.N.E.R.,, Simone Porricelli, presidente di Aiab Campania: «L’Aiab è una associazione che si occupa di biologico e assistenza tecnica ma non è un ente certificatore – ha precisato – l’agricoltura biologica segue un regolamento europeo e nel 2022 entrerà in vigore l’ultimo regolamento 848 del 2018 e sarà, appunto, operativo dal 2022. Questo regolamento indica cosa fare per unire azienda ed ecosistema in cui opera. Il “Renta” trattato durante il corso è il registro degli esperti, il tecnico infatti deve conoscere bene le normative per accompagnare l’azienda a ricevere la certificazione ed entrare nel mondo del biologico. L’Aiab – ha concluso Porricelli – può dare una mano a questo registro che è a gestione regionale ma anche internazionale e chi ha fatto questo corso ha ottime possibilità di lavoro ed affiancare le aziende».
Relativamente al bio-distretto del Cilento, il presidente Emilio Buonomo, presidente del distretto del Cilento ha tracciato la strada con un occhio al futuro: «Come bio-distretto Cilento – ha detto – siamo onorati di fare parte di questo progetto. Ho apprezzato l’importante ruolo della nutraceutica e ristoceutica per valorizzare la tipicità del territorio partendo dall’agricoltura e includendo tutti i settori dal turismo al mercato rurale. Gli stimoli del bio-distretto Cilento stanno avendo grandi risultati anche a livello internazionale».
L’alimentazione, è risaputo, abbraccia anche la sfera culturale e su questo il prof. Raffaele Sibilio, docente di sociologia all’Università degli Studi di Napoli – Federico II, ha fornito un importante contributo, domandando: «Perché è cambiato il mondo della formazione? Una delle cose che non era mai entrata nel vocabolario della scuola e dell’università, delle imprese e del mondo del lavoro perché si pensava che ognuno fosse autoreferenziale . Il rapporto col mondo delle imprese si creava in maniera sporadica e alla fine dei percorsi. Questa situazione – sottolinea Sibilio – è cambiata perché gli IFTS sono un esempio classico che bisogna creare la rete ed intercettare il mercato del lavoro per far crescere le competenze in funzione all’occupabilità. Quando si lavora sui fabbisogni concreti con percorsi coerenti alla fine i risultati arrivano», è il monito del docente. «Il tema dell’alimentazione è trasversale perché interessa una parte centrale che ha a che fare anche con il suolo, ad esempio tutelare il suolo condiziona il modo in cui ci alimentiamo. In una prospettiva interdisciplinare si riesce a creare la qualità certificata dei prodotti. “Il vino del contadino è sempre il buono” – ha simbolicamente affermato Sibilio – ma bisogna vedere dove lo fa il contadino questo vino. La dimensione socioculturale, pertanto, rispetto all’alimentazione tra suolo, territorio, economia è una cosa intima. In questo momento storico in tema di formazione è necessario puntare sulla filiera ed il vantaggio reale della coprogettazione – ha concluso – è quello di anticipare le tendenze, non rincorrere il mercato del lavoro per evitare l’obsolescenza ed è questo il grande compito pedagogico della formazione».
De Sio dopo aver dedicato spazio alle esperienze di alcune studentesse che hanno promosso positivamente il ruolo formativo del corso ha affidato all’assessore alla formazione professionale della Regione Campania le conclusioni. «È forte la motivazione a continuare un bellissimo percorso e siamo solo all’inizio – è stata la premessa dell’assessore Armida Filippelli – il discorso della filiera è importante e l’agroalimentare è un comparto di assoluto interesse e bisogna fare sempre rete con le imprese, con le università e fare in modo che le eccellenze agroalimentari si uniscano con la biodiversità e con il territorio. Mi piace molto la definizione di “beni enograstronomici” – ha rimarcato Filippelli – sviluppo, lavoro e occupazione. Non solo tradizione ma innovazione, con questi percorsi fatti in modo esemplare. Penso che si debba continuare e cogliere tutti gli aspetti perché il comparto agroalimentare sia sostenuto da giuste competenze. Il PNRR – ha detto l’assessore – è un volano di sviluppo con importanti progetti di ricerca e di formazione. Dobbiamo cambiare mentalità, la pandemia ha cambiato tutto e dobbiamo assolutamente cogliere la sfida della sostenibilità agricola e sociale. Il PNRR è uno strumento di crescita, di ricerca, di rete, di formazione e di innovazione per valorizzare i nostri eccellenti prodotti e saperli comunicare. Il mondo agroalimentare deve avere nuove competenze ed una formazione continua e permanente. Bisogna accettare la sfida del cambiamento ed investire nel futuro, favorendo il turismo enogastronomico e spero – ha concluso Filippelli – che ciò ci faccia capire meglio come rafforzare le filiere».