Un interessante approfondimento di Mariangela Pani che entra nel vivo della digitalizzazione sanitaria: “Un processo che avrà molte ricadute positive sui cittadini”. E’ la transizione digitale nel sistema sanitario, che porterà a una dematerializzazione di molte procedure, come spiega ad Adnkronos/Labitalia, Giuseppe Cattaneo, docente di Informatica all’Università di Salerno, che, 4 anni fa, ha fondato con Csa Unidoc, uno spin off universitario che si avvale di esperienze maturate sul campo in settori specifici della Pubblica Amministrazione, quali Sanità ed Enti Territoriali, e che si propone di fornire servizi chiavi in mano per l’eliminazione definitiva dei supporti fisici. “I vantaggi della digitalizzazione in sanità -spiega Cattaneo- sono tantissimi: si riducono gli errori, si velocizza il flusso e soprattutto si mettono in piedi processi interni più snelli”. Cattaneo porta un esempio che è sotto gli occhi di tutti: “Per anni si è provato a togliere le pellicole dagli esami radiografici e passare al digitale: ci sono voluti 10 anni, dal 2000 al 2010, periodo in cui tutti quanti guardavano con smarrimento questo cd che veniva consegnato al posto della ‘lastra’. Ma adesso se ne capiscono appieno i vantaggi. Il primo vantaggio per un cittadino (e noi qui nel Sud lo vediamo quotidianamente) è la capacità di muoversi e andare a curarsi in ospedale senza doversi portare appresso faldoni di carte pesanti e spesso incomplete. È un effetto della velocità con cui si spostano i dati digitali”. Tuttavia, avverte il professore, “non è pensabile passare, dall’oggi al domani, dall’analogico al digitale”. “Molti dati oggi -sottolinea l’esperto-nascono nativi digitali, come appunto quelli delle immagini della diagnostica, ma tantissima documentazione in carta viene ancora prodotta negli ospedali. Per questo, il vero valore aggiunto della transizione digitale sono le capacità come quelle che esprime Csa di mischiare sorgenti legacy con sorgenti digitali”. Sui temi della digitalizzazione, Cattaneo vede un “Paese che aveva già reagito prima della pandemia”. “La pandemia -osserva- ha dato una scossa a quelli che si erano voltati dall’altro lato per non vedere il cambiamento. Onestamente i progetti che erano già partiti hanno avuto solo accelerazioni e tutto quello che ieri era impossibile oggi si può fare: la pandemia ha intaccato i tabù sugli ostacoli insuperabili al cambiamento”.
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