Il dossier che Confindustria ha presentato appena qualche giorno fa al ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, riporta cifre allarmanti: il costo delle bollette è passato da 8 a 32 miliardi tra il 2019 e il 2022. Ed Eurostat (dati rielaborati dalla Cgia di Mestre) ha sottolineato un altro dato estremamente preoccupante: gli aggravi sono quasi tutti a carico delle PMI che nel primo semestre dell’anno che si è appena chiuso, hanno pagato per l’elettricità 158 euro a megawatt ora (contro i 90 delle grandi imprese): il 76% in più. A riprova che a saldare la stangata del caro-energia saranno soprattutto le piccole e medie realtà produttive del Paese, nerbo vitale e spina dorsale della nostra economia.
Spostando l’attenzione sul gas, la situazione non muta: nello stesso periodo le PMI hanno pagato in media 54 euro, contro i 23 euro delle grandi imprese (+133%).
La giustificazione di una così evidente discriminazione risiede in due fattori: il primo è che ovviamente le PMI non dispongono della medesima forza contrattuale delle grandi realtà produttive e quindi non sono nelle condizioni di “strappare” particolari scontistiche. La seconda (legata in qualche modo alla prima), è che essendo le piccole e medie realtà produttive meno “energivore”, non possono accedere alle medesime agevolazioni.
Il Governo ha allo studio misure per arginare gli effetti devastanti che il caro-energia potrebbe produrre sul sistema produttivo nazionale, ed in particolare su quelle tante realtà che già faticano ad arginare gli effetti della pandemia.
Tra le misure allo studio un contributo di solidarietà per le imprese energetiche, ma anche forme di sterilizzazione dell’Iva.