di Rosalba Scavone
Si chiude così all’ottavo scrutinio una partita rimasta in stallo per sei giorni, capace di spaccare coalizioni e consumare fratture insanabili: Sergio Mattarella è nuovamente Presidente della Repubblica italiana.
Dopo la rielezione obtorto collo del Presidente, all’apertura dei mercati, gli analisti di Barclays scrivono di una scelta “positiva nel breve termine per gli asset italiani e per l’economia dal momento che si preserva lo status quo ed e’ eliminato il rischio di un incidente politico immediato”.
In effetti, la rielezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica italiana consentirà di assicurare la stabilità del tandem Mattarella-Draghi che da un anno gestisce il risanamento dell’Italia e “potra’ implementare a ritmo piu’ elevato le riforme dell’agenda Next Generation”.
E ciò dopo le folli giornate in cui, fra colpi di scena e clamorosi rovesci che hanno bruciato una buona decina di candidati virtuali con il gioco dei veti incrociati, tutta la classe politica italiana, di destra e di sinistra, è uscita totalmente esausta e frammentata, senza riuscire a trovare il bandolo della matassa.
Barclays mette poi il focus sulla figura del premier Draghi che, secondo gli analisti, potrebbe uscire dalla scena politica nel 2023, quando si tornera’ al voto, e questo rappresenterebbe un “importante passo indietro” per l’Italia.
In effetti, dal punto di vista formale, non è cambiato nulla: l’Italia ha lo stesso Presidente della Repubblica e lo stesso Presidente del Consiglio di una settimana fa e, almeno per il momento, anche gli stessi Presidenti delle Camere.
Ma dal punto di vista sostanziale, e ancor di più da quello politico, questa settimana lascerà però strascichi rilevanti.
Se l’elezione di Mattarella consente alle forze politiche di uscire dal pantano, lo stato di salute delle coalizioni è messo a dura prova.
Il centrodestra implode. È un tutti contro tutti: Forza Italia e la Lega hanno separato i propri destini da quelli di Fratelli d’Italia decidendo di sostenere il governo Draghi.
Le cose non vanno meglio in casa Cinque Stelle dove i distinguo tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio sono ormai evidenti: mentre l’ex-Premier Conte, che già aveva palesato numerosi problemi nella gestione della disciplina interna del suo partito, non assecondava la scelta di Mattarella, la compagine parlamentare del M5S continuava in buona parte a votare Mattarella nel segreto dell’urna.
Sembrerebbe, quindi, che l’elezione di Mattarella non abbia risolto alcun problema semmai ne ha rivelato uno più profondo: un assetto politico litigioso fatto di alleanze fatiscenti che si nascondono appena sotto la superficie del governo di unità nazionale d’Italia e che si paleserà alle prossime politiche del 2023.
Un problema solo rinviato dunque.
Tempus narrabo…