di Daniela Mariano
POTENZA- Di croci per i caduti sul lavoro in Basilicata ne sono state piantate anche nel 2021. E ora dai sindacati si leva un grido di dolore. «Pur essendoci stati alcuni interventi, c’è la necessità di fare di più, velocemente e con determinazione, affinché questa strage si fermi». Lo ha scritto – in un comunicato – il segretario regionale della Basilicata della Uil, Vincenzo Tortorelli. Il rappresentante sindacale ha evidenziato che «nel 2021 ogni giorno più di tre persone sono morte nell’esercizio della propria attività lavorativa». E ha definito il fenomeno «una guerra civile», riprendendo le parole del segretario nazionale Gianpaolo Bombardieri.
In Basilicata – collocata dall’Inail in Zona rossa, con un’incidenza di morti e incidenti sul lavoro maggiore del 25 per cento rispetto alla media nazionale (Indice incidenza medio, pari a 42,5 morti ogni milione di lavoratori) – la «strage» ha spezzato 16 vite umane. Un numero che scatena rabbia e reazioni. «E non si provi a dire che gli incidenti sul lavoro sono diminuiti rispetto all’anno precedente che ha risentito di alternati e prolungati periodi di sospensione di lavoro», afferma Tortorelli. «La Uil – ha ricordato il sindacalista – dalla scorsa primavera ha lanciato la campagna “Zero morti sul lavoro”, che è parte integrante dell’iniziativa unitaria Cgil, Cisl, Uil denominata “Fermiamo le stragi’».
Poi ha annunciato: «Intensificheremo nel corso del nuovo anno l’iniziativa sul territorio e nei luoghi di lavoro che metta al centro dell’azione sindacale l’obiettivo di zero morti sul lavoro. Un impegno quotidiano contro un massacro incivile. Lo abbiamo fatto in questi mesi e lo ribadiamo: serve un piano nazionale con specifici riferimenti territoriali per aggiornare i Protocolli sulla sicurezza sottoscritti lo scorso anno con il Governo, anche introducendo due capitoli riferiti ai lavoratori fragili e alla formazione. Tutto questo con una specifica attenzione per il comparto delle costruzioni che si conferma quello con maggior numero di morti ed incidenti». Secondo Tortorelli, «inoltre la vita dei lavoratori va salvaguardata non solo in fabbrica, in cantiere, in ufficio ma anche nei luoghi frequentati per raggiungere il posto di lavoro come nel trasporto sia con mezzo pubblico che privato che pure rappresenta un alto fattore di rischio. Per tutte queste ragioni – ha concluso – bisogna aumentare il numero degli ispettori e delle ispezioni, intervenire con maggiore durezza nei confronti di chi viola le norme sulla sicurezza, fare più formazione soprattutto per i giovani, attuare la prevenzione. Il lavoro deve essere rispettato: la logica del profitto non può valere più della vita».