Se alcune imprese denunciano di avere problemi nel reperire manodopera invece di puntare il dito contro il reddito di cittadinanza, che il governo Draghi ha puntellato introducendo elementi più restrittivi nell’ottica di un ancoraggio al mondo del lavoro, per il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, bisogna aprire “una riflessione sui salari”. “Vedo tanta gente che si lamenta perché non trova lavoratori. Ma quanto gli date? Questa è una domanda che forse si fa poco. Il tema è quello dei salari. Mettiamo tutto sul tavolo e troviamo le soluzioni”, afferma il ministro parlando alla platea dell’evento ‘Italiadomani” della Presidenza del Consiglio sulle opportunità del Pnrr, che ha fatto tappa a Palermo. A cogliere al balzo la palla è la Uil: “Ha ragione il ministro, esiste un problema salariale che rischia di aggravarsi con la ripresa dell’inflazione e l’aumento dei costi dell’energia”. Per la Cna le imprese artigiane “applicano i contratti di lavoro sottoscritti con le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali che definiscono i trattamenti retributivi e le prestazioni di welfare integrativo” e “la crescente difficoltà a reperire collaboratori dotati di competenze adeguate rinvia alla necessità di costruire un più proficuo rapporto tra mondo della scuola e del lavoro”. Una mano al mondo del lavoro, per Orlando, potrebbe arrivare dallo smart working, “una grande occasione che può essere colta anche dal Mezzogiorno, soprattutto per le aree interna”. “Un po’ di demonizzazione fatta va rivista, lo dicono le grandi Company: è un modo per ripensare le nostre città, il rapporto tra lavoro e tempo libero, tra periferie e centro – ragiona il ministro – Siamo il primo Paese in Europa ad avere fatto un accordo sullo smart working, stabilendo le regole del gioco e dopo la pandemia ci sarà più smart working rispetto al periodo pre-pandemia”. A stoppare eventuali polemiche su dissonanze nel governo su questo tema ci pensa il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta: “Da una parte sola: dalla parte delle famiglie e dalla parte delle imprese. Dalla parte di tutti i cittadini che hanno diritto a servizi pubblici efficienti, con tempestività, gentilezza e cortesia. Ho voluto uno smart working finalmente regolato e strutturato, che tutela i diritti dei lavoratori e quelli dei cittadini. Senza pregiudizi, guardiamo al futuro. Siamo tutti dalla stessa parte”. Sulla sfida del Pnrr, Orlando fa proprie le rivendicazioni dei Comuni e delle Regioni che chiedono personale tecnico che possa supportarli nella progettazione e invita a fare in fretta “i concorsi nei Centri per l’impiego”. “Abbiamo bisogno di potenziarli, noi in Italia abbiamo 8mila persone in servizio, la Germania ne ha 80mila, la Francia 50mila. Abbiamo le risorse per assumerne 11mila persone, ma neppure il 50% è stato speso – osserva – Velocizziamo questi percorsi perché c’è il rischio di avere una massa d’investimenti senza avere il telaio”. L’investimento “più forte” che si deve fare, è convinto il ministro, “è quello sui servizi, riguarda soprattutto le donne che spesso devono rinunciare se non al lavoro almeno alle opportunità di carriera. E “dobbiamo utilizzare il Pnrr anche per spingere le imprese ad assumere più donne e più giovani, aprendo contemporaneamente una riflessione sulla pletora di contratti a titolo precario che esistono ancora nel nostro mercato del lavoro e che probabilmente dovrebbero essere ripensati, tanto più quando si investe nella formazione”.
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