Le porte eternamente sbarrate si aprono pure al Comune di Battipaglia. Tra 15 giorni, la città capofila della Piana del Sele potrà conferire l’umido nell’impianto della discordia. Lo stesso che per anni, sotto la gestione del Comune di Eboli, non aveva mai concesso questa possibilità ai “cugini”. «Non c’era posto» si ripeteva all’epoca. Al punto tale da indurre la sindaca Cecilia Francese ad alzare la voce. Era il 2018, quando la prima cittadina riferì di «aver domandato ospitalità al Comune di Eboli, quando ci trovammo ad affrontare un’emergenza per l’umido, ma ci risposero che non c’era spazio». A differenza di oggi, il rapporto tra i due sindaci delle città limitrofe era tutt’altro che disteso. Più volte, l’endocrinologa chiese all’allora sindaco Massimo Cariello di far scaricare l’umido nell’impianto di compostaggio ebolitano. Non è mai accaduto, perché quando aprirono l’impianto, nel 2013, Battipaglia non sottoscrisse la convenzione, nonostante, specialmente agli inizi, dagli uffici di via Ripa fossero alla disperata ricerca di comuni che volessero scaricare ad Eboli. Quello di piazza Aldo Moro, negli anni, s’è dovuto affidare ai privati. Agli operai della “Logistica srl”, l’azienda di proprietà della famiglia Nappi che s’aggiudicò la gara, dando vita a uno dei più grandi paradossi: l’ente pubblico che s’affida al privato per conferire la frazione organica in un impianto pubblico. Pagando pure lo scotto economico.
L’ultimo affidamento risale al 2020: contratto annuale con opzione per altri 12 mesi. Ma con un tariffario molto più alto rispetto all’impianto di compostaggio: 183 euro per ogni tonnellata di frazione organica, e 77 euro per gli sfalci. Dal 16 febbraio, primo giorno utile per la modifica dei contratti, rifacendosi al quinto d’obbligo, le strade si divideranno: a Palazzo di Città sono già pronti gli atti, che attendono d’essere approvati in giunta, per poter conferire l’umido nell’impianto ebolitano. Risparmiando, di fatto, quasi 320mila euro all’anno per la frazione organica e altri 13mila euro per gli sfalci. Al termine di ogni anno, per Battipaglia ci saranno anche i ristori in quanto comune confinante con l’impianto. Appena 18.720 euro. Non tantissimi, se relazionati alla “guerra” portata avanti negli ultimi 5 anni dagli attivisti e dagli ambientalisti battipagliesi. Da quando aprì i battenti, nel 2015, i cittadini di Battipaglia, il cui centro urbano curiosamente risulta più vicino all’impianto rispetto a quello di Eboli, cominciarono la loro battaglia contro i miasmi. Culminata nel corteo dei diecimila, guidato dal comitato “Battipaglia dice No”, che a dicembre del 2017 scesero in piazza per protestare contro lo spauracchio di veder sorgere un nuovo impianto di compostaggio nell’ex Stir e contro i cattivi odori. Ci fu pure un ricorso, presentato da un privato cittadino, per dimostrare che i miasmi provenissero dall’impianto ebolitano. Poi, nel 2020, la struttura fu sequestrata dai carabinieri del Noe, in attesa dei lavori di adeguamento, in seguito ad alcune irregolarità ravvisate da un’indagine della Procura di Salerno. Infine, la svolta a settembre dell’anno scorso, quando l’Ente d’Ambito salernitano dispose l’affidamento in house della struttura ad Ecoambiente per i prossimi 15 anni. È bastata quest’operazione, per far sì che le porte dell’impianto della discordia si aprissero finalmente anche alla città di Battipaglia. Tra 15 giorni, i sacchetti di umido potranno essere conferiti finalmente a pochi passi da casa. Per ricongiungere le città sorelle della Piana del Sele.
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