Uno spaccato “ad alto rischio” per la sanità regionale. E’ in sostanza quanto emerso dall’analisi di ‘Salutequità’ presentata oggi a Campobasso nel corso dell’incontro ‘Lo stato di Salute dell’Art. 32 della Costituzione in Molise’. “I dati del Molise sulla sanità sono quasi tutti in rosso – è spiegato in una nota – e non è un problema di finanziamento. Alla base piuttosto c’è un difetto di programmazione sanitaria, organizzazione dei servizi e una carenza di personale, andato diminuendo negli anni, anche per colpa dei blocchi di turn over dovuti al Piano di rientro e al commissariamento, ma non solo”. Dal 2010 al 2018 la Regione ha perso 1.027 unità di personale sanitario di cui 204 medici e 366 infermieri e i cittadini molisani si spostano per curarsi: il tasso di ospedalizzazione fuori Regione per 1.000 abitanti è il più alto d’Italia (27,70). Il Molise ha difficoltà evidenti nell’implementazione delle decisioni assunte: è l’esempio dei Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta). Ne sono stati approvati 14 tra il 2016 e il 2019, ma dai dati del monitoraggio del Ministero la loro attuazione è critica e con difficoltà crescenti negli anni. Il fascicolo sanitario elettronico è attuato ma poco utilizzato, con valori percentuali che non raggiungono (al secondo trimestre 2021) nemmeno il 5% della popolazione, contro Regioni (quasi tutte al Nord) che raggiungono o comunque sfiorano il 100 per cento. Tra le inadempienze rilevate dal Ministero – si legge nel documento – ci sono i programmi di screening oncologici organizzati (cervice uterina, mammella e colon retto), con un punteggio giudicato ‘non accettabile’ (3 lo score del Molise rispetto al valore considerato normale >9). Le cose non vanno, ma sono in miglioramento, anche per quanto riguarda i posti letto per gli anziani nelle strutture residenziali, mentre si ricade nel ‘non accettabile’ per lo scostamento dai valori normali per l’assistenza ospedaliera e la salute mentale. Nel 2019 in Molise sono stati assistiti presso i dipartimenti di salute mentale 1,9 cittadini per 1.000 residenti contro i 21,52 in Emilia-Romagna, con un peggioramento significativo rispetto agli anni precedenti”.
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