ll caro energia investe anche la produzione agricola, e gli effetti si stanno già riflettendo sui prezzi dei beni alimentari. Da mesi le associazioni degli agricoltori lamentano costi di produzione sempre più elevati e ora chiedono interventi urgenti al governo per limitare almeno i danni che rischiano di mettere in ginocchio il settore e i consumatori. Giovedì la Coldiretti ha portato in piazza decine di migliaia di associati in tutta Italia per protestare contro gli aumenti di energia e materie prime, e chiedere la tutela dell’agroalimentare italiano contro le speculazioni economiche. “Non possiamo più produrre in perdita”, è uno degli slogan più gridati nelle piazze, e suffragato da dati impietosi. Solo per il latte, tre litri vengono pagati alla stalla poche decine di centesimi a fronte di costi di produzione saliti negli ultimi mesi del 70% per l’energia e del 40% per i mangimi. In queste condizioni, che riguardano allevamenti e colture, quasi un agricoltore su tre è già costretto a ridurre la produzione di cibo, con rischi per le forniture alimentari del Made in Italy.Sono molti i fattori che incidono sull’incremento dei prezzi dovuto all’energia. Per esempio, della filiera fanno parte gli imballaggi, le plastiche e i metalli per i barattoli, la carta per le etichette, le confezioni e le bottiglie per olio, succhi e passate. Per non parlare del riscaldamento che serve per le serre, o del gas dai cui dipende anche la produzione di fertilizzanti, con il fosfato biammonico passato in un anno da 350 a 700 euro la tonnellata, e il rincaro del 60% di concimi a base di azoto, potassio e fosforo. “La situazione insostenibile espone le imprese del comparto agroalimentare al rischio paralisi”, denunciano Federalimentare e l’Alleanza delle cooperative agroalimentari. I produttori puntano il dito contro le speculazioni degli intermediari e la Gdo, che sta opponendo resistenza alle richieste dei produttori per evitare rincari al dettaglio. Ma per i consumatori gli aumenti dei beni alimentari sono già percepiti, come certifica l’Istat nelle stime preliminari dell’indice nazionale dei prezzi al consumo a gennaio, passati in un mese dal + 2% al +2,4 per gli alimentari lavorati, e dal +3,6 al +5,4% per i non lavorati. Insomma: “Agricoltori e consumatori vittime della guerra dei prezzi”, secondo i manifestanti di giovedì che al governo, in una lettera appello, hanno chiesto con urgenza la disponibilità di “almeno una parte delle risorse del Pnrr già stanziate per l’agricoltura”. Si tratta di 1,2 miliardi per i contratti di filiera e di 1,5 miliardi per il fotovoltaico senza consumo di suolo. Uno strumento, questo, che permetterebbe di abbattere sensibilmente almeno i costi dell’energia, con benefici anche sulla riduzione di Co2 nell’ambiente.
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