Il 2021 si chiude con la prima lieve flessione dei consumi alimentari delle famiglie italiane, segnando appena -0,3% dopo quattro anni di crescita e soprattutto nel confronto con l’annata eccezionale precedente. Lo segnala il report Ismea, che definisce questo trend un cedimento di ‘rimbalzo’ atteso in realtà molto più incisivo, che è stato sostenuto anche dall’aumento dei prezzi negli ultimi mesi dell’anno. Due le macro-tendenze evidenziate già nei primi mesi dell’anno passato: una crescita della spesa per le bevande (+3,6%) superiore a quella per gli alimenti in flessione dello 0,8% e una frenata dello 0,4% per il prodotto confezionato, mentre resta stabile lo sfuso. In particolare, le settimane che hanno preceduto il Natale sono state caratterizzate da percezioni contrapposte: mentre i l’industria puntava a migliorare l’eccellente risultato del dicembre precedente, la Grande distribuzione stava già subendo gli effetti dell’inflazione e della reazione dei consumatori. Dalla metà di novembre era già evidente per tutti che il rialzo dei prezzi dell’energia non sarebbe stato solo una fiammata temporanea così come, allo stesso tempo, l’approvvigionamento di alcuni materiali come plastica, vetro e metalli avrebbe causato non poche criticità congiuntamente alle difficoltà di reperimento e ai rincari dei trasporti. Tante incertezze che hanno impattato sulle vendite di dicembre che, seppur su toni inferiori a quelli del 2020, si sono dimostrate meno disastrose delle attese: i fatturati della Gdo si sono ridotti dello 0,7%, mantenendosi comunque del 6,8% sopra ai livelli di dicembre 2019.
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