Il nostro Paese deve fare i conti con l’impatto della guerra in Ucraina sulla nostra economia. Così il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli e il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti hanno illustrato la strada da percorrere nell’informativa al Consiglio dei ministri. Il ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Stefano Patuanelli. Il ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Stefano Patuanelli. “Così come avvenuto per contrastare le drammatiche conseguenze di carattere economico e sociale derivanti dal diffondersi della pandemia da COVID-19, la risposta dovrebbe concretizzarsi nell’adozione di un Energy Recovery Fund, finanziato dal debito pubblico europeo comune: è questa, a mio modo di vedere, la soluzione preferibile, forse l’unica, per fronteggiare una situazione inedita e straordinaria di vertiginoso aumento dei prezzi”, ha detto Patuanelli. “È in discussione – ha aggiunto il ministro nell’informativa – la natura del mercato unico UE. Il potenziale proliferare di limitazioni al commercio internazionale da parte dei Paesi dell’area ex-sovietica e di alcuni dei Paesi membri della UE potrebbe compromettere non solo il mercato degli approvvigionamenti europei ma la stessa natura del mercato unico, caposaldo – finora indiscusso – della UE”. Patuanelli, ha poi ricordato i dati del mercato agroalimentare e dell’export, sottolineando che l’Ucraina ha fornito il 3% del frumento tenero e 13% del mais. “Tra i nostri fornitori – ha detto -, l’Ucraina, nel 2021, ha fornito il 3% delle importazioni di frumento tenero e il 13% di mais mentre la quota dell’Ungheria è, rispettivamente, del 23% e del 32%”. “La diversificazione dei mercati di approvvigionamento – ha proseguito – è in gran parte possibile e implica il dover ricorrere, in primo luogo, ad altri Paesi europei, come ad esempio Francia e Germania per quanto riguarda il frumento tenero”. Per il ministro altre diversificazioni vanno fatte su mais, olio di girasole, fertilizzanti, panelli di estrazione di olio di girasole. “L’aumento generalizzato di quasi tutte le materie prime e dei costi energetici – ha concluso – sta progressivamente erodendo la redditività dell’attività economica: il settore agroalimentare non riesce più a redistribuire gli aumenti lungo la filiera produttiva”.
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