A due anni dall’inizio della crisi innescata dal Covid19, l’effetto della corsa dei prezzi di energia, gas e carburanti, esasperata dalla crisi ucraina, rischia di portare già nel 2022 il tasso di inflazione all’8% che potrebbe costare quest’anno 26,1 miliardi di euro in minori consumi e una riduzione di 41,3 miliardi dell’aumento previsto del prodotto interno lordo. E’ quanto afferma Confesercenti in un dossier calcolando come il nuovo scenario costringa a rivedere al ribasso le previsioni per l’anno in corso: la crescita del Pil nel 2022 passerebbe dai +61,5 miliardi previsti (+3,7% sul 2021) a +20,2 miliardi (+1,2%), quella dei consumi dai +35,9 miliardi di euro inizialmente previsti ad appena +9,8 miliardi. Un rallentamento che rimanda a data da destinarsi il ritorno ai livelli pre-covid. ” Un ulteriore ostacolo per le imprese, che già vengono da un periodo di difficoltà: la pandemia è costata il posto a quasi 325mila lavoratori indipendenti in due anni”. “Il conflitto in Ucraina è in primo luogo una tragedia umanitaria, che si sta però trasformando sempre di più in una catastrofe economica, con un forte impatto anche sull’Italia. Dopo due anni terribili, le imprese si trovano a fronteggiare una nuova emergenza”, commenta la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise. “Dobbiamo fare tutto il possibile per contenere la tensione inflazionistica. Abbiamo già proposto un patto sociale tra governo, imprese, sindacati e banche per contenere la corsa dei prezzi. Ma occorrono anche nuovi e più incisivi interventi per contenere i costi energetici per famiglie e imprese, a partire da misure per calmierare il costo della materia prima e dalla riduzione temporanea di accise ed iva su gas, energia e carburanti”.
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