L’Unione europea sta predisponendo i piani di emergenza per gestire la carenza di materie prime agricole dovuta al conflitto bellico tra Russia e Ucraina: oltre a essere tra i principali produttori di frumento, mais e girasole, i due paesi sono infatti grandi esportatori di gas e petrolio, la cui carenza ha generato un maxi aumento dei prezzi che sta mettendo in seria difficoltà gli agricoltori di tutto il vecchio continente tra il riscaldamento delle serre e il carburante per i trattori. Proprio sull’approvigionamento energetico si concentra la priorità di Bruxelles: la soluzione al vaglio dell’Ue sarebbe in una sorta di “energy compact” per aumentare gli investimenti in rinnovabili, un’alleanza europea per finanziare l’efficienza degli edifici, la stesura di requisiti minimi nazionali per lo stoccaggio e la realizzazione di iniziative comuni per il gas. La Banca centrale europea dovrebbe creare il fondo di solidarietà e gli Stati avrebbero a disposizione diverse opzioni, da sussidi a famiglie e imprese a compensazioni per gli operatori del mercato all’ingrosso dell’energia in seguito a interventi diretti dei governi sui prezzi. I prestiti poi dovrebbero essere restituiti in 12-15 anni. Per quanto riguarda le misure specifiche per il settore agricolo, Bruxelles convocherà la settimana prossima la prima riunione del gruppo di esperti sulle risposte alle crisi alimentari. Per i settori già in crisi come il suinicolo, l’Ue sta valutando la possibilità di utilizzare lo stoccaggio privato e la riserva di crisi della Pac. Un altro nodo è il prezzo del grano e di altri prodotti agricoli come orzo, semi oleosi e mais, schizzati dopo la paralisi dei porti del Mar Nero, da dove partono i carichi.
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