Al Mite si lavora freneticamente per aggiudicare gare per 2,57 miliardi di euro: si tratta di 1,5 miliardi destinati alla realizzazione nuovi impianti per la gestione dei rifiuti e l’ammodernamento di quelli esistenti, 200 milioni per le isole verdi, 600 per progetti “faro” di economia circolare, 270 per interventi per destinati ai Green Ports.
Nei prossimi mesi saranno inoltre avviati bandi per 9,86 miliardi di euro: 1,1 miliardi per lo sviluppo dell’Agrovoltaico, 1,92 miliardi per lo sviluppo del biometano, 500 milioni per interventi sulla resilienza climatica delle reti, 330 milioni a tutela e valorizzazione del verde urbano ed extra-urbano, 2,2 miliardi per la promozione dell’energia rinnovabile per le comunità energetiche e l’auto-consumo, 3,61 miliardi per il rafforzamento delle reti smart-grid, 200 milioni per lo sviluppo di sistemi di teleriscaldamento. Le imprese che si aggiudicheranno la gara dovranno restituire fino al 100% del prestito a tasso zero se investiranno le risorse per la realizzazione di impianti di produzione di energie da fonti rinnovabili anche uniti a sistemi di accumulo dell’energia stessa. Questo bando è destinato alle amministrazioni pubbliche e a soggetti privati nei comuni con meno di 5mila abitanti.
Il Ministero della Transizione ecologica, avvierà entro quest’anno l’apertura di sportelli per la presentazione delle candidature.
Di particolare rilievo anche il bando per lo sviluppo del biometano e pratiche ecologiche il cui quadro normativo è ancora in fase di di definizione.
La parte più sostanziosa dei fondi è stata stanziata per il rafforzamento delle smart grid, ed anche in questo caso la selezione si concluderà a fine anno.
Per i bandi già avviati è da segnalare la proroga dei termini entro la metà del prossimo mese, relativa al bando per i nuovi impianti di gestione dei rifiuti e ammodernamento oltre a quello per i progetti “faro” che sarà portato a compimento nei prossimi giorni.
La proroga ha favorito certamente una partecipazione maggiore delle aziende del Sud Italia tanto da superare di tre volte la disponibilità. Si è reso, pertanto, necessario l’intervento con un contributo delle regioni che dal 25% circa è passato a quote superiori al 40%.
Situazione simile si è verificata per i progetti “faro”.