Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi continua a difendere con i denti la sua riforma del reclutamento e formazione dei docenti imposta tre giorni fa in Consiglio dei ministri nel Decreto Pnrr 2. Con questo programma “delinea un percorso chiaro per chi vuole diventare insegnante nelle scuole secondarie dopo anni in cui le regole sono cambiate più volte, generando confusione e allontanando molte persone, soprattutto i più giovani dall’insegnamento”, dice oggi il ministro al Messaggero. Inoltre, dice Bianchi, “con la riforma, i cui contenuti sono anche legati all’impegno preso con l’Europa sul Pnrr, nascerà la Scuola di alta formazione per dare linee guida, per una formazione continua che possa arricchire la professionalità del corpo docente. E poi avremo finalmente concorsi annuali, a garanzia di una maggiore continuità. Entro il 2024 assumeremo 70mila docenti”. Replica di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Secondo noi la riforma non è affatto risolutiva per andare a coprire l’enorme buco di posti vacanti che si è andato a creare per avere insistito su concorsi male impostati ed essersi opposti al doppio canale di reclutamento negando le assunzioni da tutte le graduatorie Gps e dei precari con 24-36 mesi di servizio. Questa riforma, approvata dal Governo senza il sostegno delle parti sociali, dei sindacati e dei lavoratori va cambiata, perché rende troppo lungo e complesso il percorso verso la stabilizzazione: talmente di difficile attuazione che due cattedre su tre oggi vacanti continueranno a rimanere senza titolare”. “Contro questo obbrobrio normativo – continua il sindacalista – siamo pronti a mobilitarci e a tornare in piazza, anche a scioperare: senza se e senza ma, tutti insieme. Perché è bene ricordare che la logica di questa riforma del reclutamento è quella selettiva-competitiva aziendale: all’aggiornamento incentivato, ad esempio, potranno accedere solo la metà dei docenti richiedenti. E anche il ruolo di mentoring e tutoring sarà pagato solo a poche migliaia di insegnanti, lasciando fuori gli altri 850mila. Questi sarebbero gli attesi incentivi di carriera per i docenti da valorizzare? Intanto il contratto è fermo da 40 mesi e gli aumenti previsti copriranno un terzo dell’inflazione che nel frattempo si è accumulata. Così non si può andare avanti: cambiamo la riforma. A maggio manderemo un segnale importante, assieme a tutti i lavoratori della scuola. Se non basterà, se la conversione in legge del decreto non dovesse produrre cambiamenti sostanziali, siamo pronti a ricorrere nei tribunali d’Europa e d’Italia”, conclude Pacifico.
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