Il testo uscito dall’intesa segna l’ennesima riscrittura dell’articolo 6 sul Catasto. Il nuovo catasto scatterà nel 2026. Viene meno l’attribuzione esplicita di un valore patrimoniale agli immobili, ma sopravvive all’ultima limatura politica l’indicazione di una «rendita ulteriore suscettibile di periodico aggiornamento», da affiancare a quella classica. Questa rendita sarà determinata in base ai criteri del Dpr 138/1998, quello che già consente ai Comuni di aggiornare i parametri catastali alle mutate condizioni degli immobili. Questa rendita-bis non cambierà la base imponibile, come del resto già previsto in partenza. E potrà essere calcolata tenendo conto dell’articolazione del territorio comunale, della rideterminazione delle destinazioni d’uso catastali, distinte in ordinarie e speciali, e dell’adozione di «unità di consistenza». Inoltre il Governo non rinuncia a tenere aperta una finestra sui valori Omi, che indicano i prezzi di mercato divisi per zone: nel testo iniziale sarebbero stati il riferimento per rivedere i valori patrimoniali, in quello uscito dalla mediazione rimangono come dato di consultazione nell’accesso alla banca dati catastale.
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