«Non ci sono previsioni di recessione – ha detto Tria ex ministro dell’Economia nel Conte 1, intervistati da Isabella Bufacchi nel dibattito su ”Rischio recessione per l’economia mondiale” durante il Festival dell’Economia di Trento – ma i modelli previsivi, derivati dagli analisti dei mercati finanziari, non stanno funzionando bene. Il rischio di recessione arriva oggi soprattutto dai gravi errori di policy che stanno facendo i Paesi maggiori». Un esempio è quello della interruzione delle catene globali della produzione, lo shock in atto dal lato dell’offerta. «Qui c’è uno degli effetti più dannosi della guerra in Ucraina perché non riparte il dialogo necessario per ricostituire le catene globali della produzione». Per Tria dovrebbero essere proprio accordi tra i Paesi, promossi da organismi internazionali come World Bank o World Trade Organization, a favorire il superamento di una «economia divisa in blocchi» che è anche l’eredità della fine della globalizzazione. «La Bce – dice Tria – è partita in ritardo perché non ha capito che l’inflazione non era temporanea, ma in parte strutturale. Per una sorta di eterogenesi dei fini, l’errore di valutazione ha portato a una politica corretta ma ora il problema è uscire dalle politiche espansive. Quindi la Bce è disposta a finanziare l’ulteriore debito che faranno gli Stati, come è già successo in pandemia? Oppure questa responsabilità si sposterà sulle istituzioni Ue, facendo debito comune europeo a tassi più accettabili? Questo sarà il balletto dei prossimi mesi tra Francoforte e Bruxelles».
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