«La Rete unica potrà essere realizzata nel giro di 12-18 mesi». Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim, dal palcoscenico del Festival dell’economia di Trento, lancia questo messaggio al mercato. Lo fa dopo aver analizzato come è cambiato sensibilmente il ruolo delle società di telecomunicazioni nel post pandemia, un nuovo “mondo” in cui è necessario rivedere non solo le priorità del settore, ma anche il modello industriale: non più gruppi verticalmente integrati, ma focalizzati su singole attività, servizi e infrastrutture. “L’emergenza sanitaria ha evidenziato come le telecomunicazioni siano un bene di prima necessità. È chiaro a tutti che non si può restare senza connettività, perché assicura servizi che fanno parte del quotidiano. La solidità dell’infrastruttura e interventi tempestivi hanno assicurato una pronta risposta all’improvvisa crescita della domanda: in soli due anni, il traffico dati è raddoppiato sulla rete fissa e triplicato sulla rete mobile”, ha tenuto a precisare il numero uno di Tim. ” In un mercato frammentato come quello europeo, l’Italia è fra i Paesi più competitivi. Nel nostro Paese abbiamo visto la progressiva riduzione dei prezzi insieme agli elevati costi di alcuni asset indispensabili, come le frequenze 5G che hanno drenato dal settore 6,5 miliardi di euro: un ammontare più che doppio rispetto ai Peers della UE (normalizzando il dato rispetto alla popolazione, alla durata dei diritti d’uso e ai MHz messi a gara). È chiaro – ha aggiunto – che questo esborso pesa sulla sostenibilità del business e sulla capacità di investimento degli operatori, irrinunciabile per mantenere un’adeguata qualità del servizio.”
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