di Giovanni Gioioso
Enna, seguita da Crotone e Palermo, tra le prime tre, poi anche Reggio Calabria (sesta) e Napoli (nona). Sono tutte al Sud le province a più alto di rischio corruzione. Le più virtuose sono, invece, Milano, Bologna e Modena. Roma è al 57/mo posto, tra le 106 province. È la classifica che emerge dal nuovo sistema di misurazione del rischio corruzione dell’Anac, basato su un set di 70 indicatori. «Possono essere considerati campanelli d’allarme», spiega l’Autorità Anticorruzione, «non sono un giudizio, né una condanna», ma segnalano i territori nei investire di più in termini di prevenzione e di indagine. La corruzione, in Italia e nel mondo, è sempre stata quantificata in base a percezioni soggettive, condizionate spesso dalla eco di inchieste giudiziarie o giornalistiche. Le classifiche annuali, come quelle di Transparency, stilate a livello internazionale parlano infatti di «percezione della corruzione». Sul sito dell’Anac è stato inserita un’apposita sezione, «Misura la corruzione»: gli indicatori rilevano e segnalano le anomalie, utilizzando le informazioni contenute in varie banche dati, a cominciare da quella Anac sugli appalti, con 60 milioni di contratti censiti negli ultimi dieci anni. Il «rischio corruzione si può prevedere e contrastare», spiega il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, illustrando il nuovo portale: «una piccola rivoluzione», perché dalle interviste a soggetti qualificati per misurare la percezione della corruzione si passa alla misurazione scientifica del rischio. «Possiamo paragonare la corruzione a un iceberg, del quale si vede solo la punta pur essendo la parte sommersa di dimensioni molto maggiori di quello che appare», una lettura oggettiva può «aiutare sia la prevenzione che il contrasto». Il progetto è finanziato dall’Unione Europea e può essere un modello internazionale, dal momento che nessun Paese fornisce in maniera strutturata e al più ampio pubblico possibile indicatori di rischio corruzione.