di Daniela Mariano
Per trovare un anno peggiore del 2020 dal punto di vista macroeconomico bisogna andare indietro fino al 1944. L’emergenza Covid ha devastato il sistema di imprese colpendo, in particolare, le filiere del turismo, della ristorazione e tutto il comparto della cultura e del tempo libero (attività artistiche, sportive e di intrattenimento), ma anche il commercio al dettaglio, soprattutto abbigliamento, con crolli verticali di fatturato e la chiusura definitiva di tantissime imprese. Il sistema delle piccole e medie imprese lucane – 862 nel 2020, con 24.874 addetti (57,2 per cento nelle piccole e 42,8 per cento nelle medie) – però sembra aver retto. Ma ora, a causa della guerra e delle sue «ricadute su diversi settori», vede a rischio la ripresa «nel prossimo biennio». È quanto emerge dal «Rapporto regionale Pmi 2022», realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Unicredit e Gruppo 24 Ore, che è stato presentato oggi. «Per quanto riguarda il caso specifico della Basilicata – è scritto in una nota diffusa dalla Confindustria lucana – dal rapporto emerge che la contrazione del numero di Pmi in piena emergenza pandemica, tra il 2020 e il 2019, è stata pari allo 0,6 per cento, inferiore alla variazione misurata a livello nazionale (-3,9 per cento) e al Mezzogiorno (-4,1 per cento). Nonostante questo, anche in Basili-cata è aumentato il numero di Pmi esposte al pericolo default, con un tasso di imprese sicure che si è ridotto dal 19,5 all’undici per cento, e un incremento delle realtà rischiose dall’11,3 per cento al 17,7 per cento. Il 2021 si è chiuso all’insegna di un recupero solo parziale, per effetto di una sostanziale ripresa che però è stata bruscamente interrotta dalla crisi energetica e dalle tensioni geopolitiche, economiche e commerciali associate al conflitto in Ucraina». Secondo il presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma, «le numerose criticità che stanno frenando la crescita, a partire dall’emergenza energetica, e gli scenari di forte incertezza per il prossimo futuro rappresentano una minaccia altrettanto grave quanto la pandemia per la tenuta delle nostre Pmi. Le criticità strutturali e congiunturali rendono necessari interventi straordinari e urgenti per rafforzarne la patrimonializzazione e la struttura finanziaria, rilanciarne gli investi-menti e sostenerne la competitività».