di Giovanni Gioioso
L’intervista all’ex governatore lucano e attuale consigliere regionale che, dopo un agosto turbolento, ha lasciato il Pd per sposare Azione e il progetto di Carlo Calenda e misurarsi alle prossime elezioni per il Senato sotto il segno del Terzo Polo al collegio plurinominale della Basilicata
Il Terzo Polo si propone come soggetto politico alternativo, quanto e in quale misura c’è di centrodestra e di centrosinistra? Non solo in termini di programma ma anche di esperienze e di percorsi, basti pensare all’arrivo delle ex forziste Carfagna e Gelmini
«In un contesto generale di polarizzazione destra – sinistra, che spesso esasperano i temi, cedendo al qualunquismo – basti pensare allo slogan di Letta in campagna elettorale, solo per dirne una – si avverte in maniera forte l’esigenza di affrontare le questioni sul serio. Ci sono temi che credo non siano di destra o di sinistra ma che appartengano al buon senso. Il taglio delle tasse è un provvedimento giusto ed urgente, è di destra o di sinistra? La tutela del lavoro o proposte di sviluppo sono di destra o di sinistra? La differenza, a mio giudizio, sta nelle modalità di approccio, nelle soluzioni che si mettono in campo e nel tempo in cui si realizzano. E credo che il terzo polo raccolga queste idee e questo approccio, nutrendosi di varie esperienze».
In Basilicata il Terzo Polo può rappresentare l’alternativa anche ad un Movimento 5 Stelle che, nonostante un fisiologico calo in termini di consensi rispetto al passato, continua a conservare una solida base?
«Il Movimento 5 Stelle è un voto impercettibile e mi lasci passare il termine, quasi televisivo. Basti pensare che il candidato al Senato, il pugliese Turco, ha snobbato la Basilicata. Non ha neanche finto di venirci, nonostante sia candidato qui. Io mi sentirei offeso. Ecco sarebbe un bene se coloro che sono orientati verso i Cinque Stelle riflettessero su questo e capissero che la Basilicata è giusto che abbia rappresentanti della Basilicata».
Cosa salva della sua lunga esperienza tra le fila del Pd, cosa lascia in casa Dem e cosa poteva andare diversamente a livello locale con il segretario La Regina e a livello romano con Enrico Letta?
«C’è stato un tempo, ora non più, in cui il Pd di Basilicata era un luogo vero, di pensiero e di dibattito. C’era piacere a discutere e a confrontarsi con persone come i compianti Antonio Luongo ed Erminio Restaino. Potevi dissentire ma si stava a schemi e regole ben precise che tenevano conto di percorsi e di territorio. Questo non c’è più e quello che è accaduto con le candidature la dice lunga sulla supponenza di taluni che pensano finanche alle epurazioni. La politica è un’altra cosa e chi pensa che io faccia da sponsor sbaglia in maniera grossolana. Ci sono però tanti amici e tanti compagni che li dovranno continuare battaglie o saranno triturati».
È più incisivo e arriva maggiormente al potenziale elettore il simbolo di partito o il candidato?
«Spero il candidato, visto che noi con Italia Viva-Azione Calenda siamo gli unici ad essere tutti lucani nelle posizioni utili. Poi, sappiamo bene che c’è un combinato disposto tra le due cose. In questo caso lo vedremo il 26. Io per cultura preferisco la vicinanza ai cittadini, il contatto con loro».
Può rivolgere un appello al sempre più corposo partito degli astensionisti?
«Magari si colmasse una distanza con gli astensionisti solo con un appello. Di solito sono coloro sfiduciati, ma scegliere da chi farsi rappresentare è qualcosa di sacro e potente. E vorrei che in questo caso, anche solo per una difesa di lucanità riponessero fiducia in noi».
Questione Via Verrastro tra scenari futuri, strategie ed alleanze. Quanto questo voto ed il Terzo Polo inciderà sulle prossime elezioni regionali?
«C’è un dato importante che non va sottovalutato ed è il flop del governo Bardi che ha mostrato una grande sufficienza verso la Basilicata, scegliendo più di affrontare le questioni gettando fumo negli occhi, piuttosto che nella sostanza. Pensi ad esempio al gas gratis, una manna dal cielo per tutti. Eppure mi sembra che chi già stringeva la cinghia sui consumi, dovrà farlo ancora di più per poter avere lo sconto in bolletta. Questo per dire che c’è bisogno di un’alternativa credibile e di ricomporre una squadra, al di là dei ‘campetti’ larghi di cui tanto abbiamo sentito professare in questi mesi, di gente che voglia lavorare sul serio. E noi lavoreremo perché la regione abbia queste qualità».