di Giovanni Gioioso
In occasione della Sesta Giornata dei Poveri Caritas Italiana ha tracciato un quadro assai preoccupante dello stato di salute delle famiglie italiane e non solo. Nel 2021 nei centri di ascolto le persone incontrate e supportate sono state 227.566, con un più 7,7% rispetto al 2020, e un correlato incremento delle persone provenienti da altri Paesi (il 55% del totale ma fino al 65,7% e al 61,2%, rispettivamente nel Nord-Ovest e nel Nord-Est, mentre nel Sud e nelle isole prevalgono gli assistiti di cittadinanza italiana pari rispettivamente al 68,3% e al 74,2% dell’utenza) e con margini di oscillazione fluttuanti dentro e fuori dalla condizione di bisogno. Quasi paritetico il rapporto tra uomini (50,9%) e donne (49,1%) mentre l’età media dei beneficiari si attesta a 45,8 anni. Sette milioni di italiani sono sovraindebitati e una famiglia su quattro (il 25,3%) è a rischio povertà assoluta. La povertà relativa nel 2021 interessa l’11,1% del totale delle famiglie nel nostro Paese e il 14,8% degli individui singoli, con un picco del 32,2% in Puglia. È l’allarme lanciato dall’ultimo Rapporto nazionale sul sovraindebitamento, stilato dall’Ufficio studi dell’Associazione Liberi dal debito, in collaborazione con Legge3.it. Dati che rischiano di essere in realtà decisamente peggiori, perché calcolati sulle ultime rilevazioni del 2020 e, dunque, non tengono conto dell’impatto della pandemia, delle misure restrittive, delle serrate per decreto e degli aumenti speculativi sull’energia dovuti al conflitto Russo – Ucraino sulle famiglie e sulle imprese italiane. Nel rapporto emerge, infatti, un altro dato negativo: solo l’11,7% delle famiglie italiane arriva a fine mese agevolmente, il 65% invece ci arriva con difficoltà. Una famiglia su 10 non si può permettere di mangiare carne o pesce ogni due giorni, non può riscaldare adeguatamente una casa e ben 37 famiglie su 100 non possono permettersi una settimana di ferie all’anno (altro che tutto esaurito). Sempre nel 2020 (quindi tutti dati migliori rispetto a quelli che vedremo nel 2022) percentuali che vanno dall’oltre il 30% al 50% segnalano famiglie che sono in difficoltà a sostenere le spese per la casa per l’affitto o per il mutuo. E questo è il dato più preoccupante, sottolinea il Rapporto, in quanto indicatore fondamentale per poter comprendere i futuri scenari sul mercato immobiliare. A ciò si aggiunge il fatto che il tessuto imprenditoriale italiano è formato per il 95% da microimprese, per lo più gestite a carattere familiare e in balia quindi degli eventi molto più di aziende più strutturate e organizzate che sono la minoranza. Per il caro-bollette Istat e Bankitalia stimano che una azienda su tre è a rischio chiusura facendo perdere il lavoro a migliaia di persone.