di Giovanni Gioioso
Anche quest’anno si va in gita l’anno prossimo: la metà degli studenti delle scuole secondarie dovrà infatti rinunciare ancora al tradizionale viaggio di istruzione, quello con il pernotto fuori casa. Questa volta, però, non è colpa della pandemia: oltre agli atavici problemi dei prof introvabili e della punizione come misura disciplinare, a complicare i piani ora ci si sono messe la crisi energetica e l’inflazione. A segnalarlo è il tradizionale osservatorio sulle gite scolastiche del portale Skuola.net, realizzato interpellando 3.500 alunni di classi medie e superiori. Ad oggi, solamente il 18% degli studenti intervistati dice di aver già svolto la gita. A cui va aggiunto un 30% che ce l’ha comunque programmata nei prossimi due mesi. Per una quota consistente (17%) le speranze di partire sono invece ridotte al lumicino, visto che tutto tace sul fronte organizzazione. Ma, arrivati a fine marzo, nessuna nuova probabilmente equivale a cattiva nuova. Mentre a quasi un terzo (28%) la scuola ha già comunicato che quest’anno non ci sarà nessun viaggio di istruzione con almeno una notte passata fuori casa. Senza dimenticare quelli che non andranno per scelta personale o della famiglia: sono quasi 1 su 10. Inoltre, c’è anche chi non si potrà neanche consolare con la visita di un giorno, dalla mattina alla sera: oltre un quarto (28%) già ha messo in preventivo che non farà nemmeno quella. Ma è entrando nello specifico dei motivi che portano all’annullamento delle gite scolastiche che emergono i dettagli più interessanti. È vero che rimane predominante il rifiuto dei professori di prendersi la responsabilità di accompagnare decine di adolescenti che in qualsiasi momento possono diventare delle mine vaganti: è alla base di un terzo abbondante (34%) dei casi di rinuncia al viaggio d’istruzione. Ma in quasi 1 caso su 4, dietro ci sono proprio questioni economiche, esplicite (il 15% fa notare che la gita sarebbe costata troppo) o implicite (il 7% dice che non si è raggiunto un numero sufficiente di partecipanti). Una quota maggiore anche rispetto a quanti sono stati fermati per motivi disciplinari (17%). Il peso dei costi di viaggio – albergo, trasporti, pasti, ecc – sta però impattando notevolmente anche sugli itinerari di quei fortunati che, in gita, ci andranno o ci sono già stati. In un quarto delle situazioni (26%) il fattore determinante nella scelta della meta è stato proprio la sua “economicità”. E, più in generale, la spesa finale è stata presa in grande considerazione in 2 casi su 3. Solo muovendo da queste premesse la mappa attuale degli spostamenti degli studenti diventa più comprensibile. Si assiste, infatti, a una sorta di fuga dalle destinazioni estere, sicuramente più care: ben 3 studenti su 4 resteranno all’interno dei confini nazionali. Giusto alle scuole superiori i viaggi all’estero salgono un pochino (31%), probabilmente spinti da quelli svolti dai ragazzi dell’ultimo triennio e, soprattutto, dai maturandi. Di contro, per le classi medie, le gite “italiane” sfiorano il 90% del totale. Lo stesso discorso si può fare per i luoghi che sono andati o andranno a visitare gli studenti nel corso di quest’anno scolastico. Per quanto riguarda l’Italia, le grandi città d’arte subiscono una flessione: la più visitata, stando a quanto raccontano i ragazzi, dovrebbe essere Napoli, ma solo con il 13% di preferenze.