di Giovanni Gioioso
Dal 17 al 19 maggio si sono abbattuti eccezionali rovesci sulla Emilia Romagna, di una forza ed entità tali da far esondare decine di fiumi e allagare interi territori, comuni e città tra le quali Forlì, Cesena, la provincia di Bologna, Rimini, le zone del ravennate e dell’imolese. È caduto dal cielo in poche ore l’equivalente di acqua che normalmente si palesa in sei mesi. Il tragico bilancio del catastrofico evento è di 15 vittime, migliaia di sfollati che a oggi, dopo il rientro di 15000 persone nelle loro abitazioni, secondo il presidente della regione Bonaccini si attestano ancora intorno ai 21000. Tante le zone rimaste senza energia elettrica, con paesi completamente isolati a causa del collasso di numerose arterie stradali, parzialmente o totalmente impraticabili. Tutta la filiera agricola, industriale e le attività produttive sono devastate, come gran parte della popolazione. A causa dell’alluvione si contano centinaia di frane ancora in corso su tutto il territorio colpito e una nuova allerta, quella sanitaria, si profila all’orizzonte. Le acque stagnanti infatti, potenzialmente contaminate da agenti chimici usati in agricoltura o nell’industria e mescolate ai reflui fognari, potrebbero mettere a rischio la salute dei cittadini e delle tantissime persone che stanno intervenendo sul posto per portare aiuto. Le condizioni climatiche particolarmente avverse hanno incontrato un territorio che, per l’intervento antropico e per le particolari caratteristiche morfologiche, si è rivelato inadeguato al contenimento di fenomeni di tale portata. Al netto del fatto che forse nessun luogo al momento potrebbe sostenere il peso di accadimenti del genere, ecco che comunque il rischio idrogeologico, con lo straripamento di decine di fiumi si è tramutato in drammatica realtà. Il Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, è intervenuto così: «siamo pronti a un piano nazionale per affrontare le piogge abbondanti e i lunghi periodi di siccità, perché occorre una rilettura del territorio». Musumeci ha poi dichiarato che «quello che è accaduto in Emilia Romagna era già accaduto a Ischia e potrà accadere in tutte le altre zone del Paese […] Ci vuole un approccio ingegneristico diverso, nulla sarà più come prima, il processo di tropicalizzazione ha raggiunto anche l’Italia». Ha poi informato che saranno erogati fino a 900 euro al mese per le famiglie sfollate, mentre si è già provveduto a sospendere versamenti tributari, delle utenze e dei mutui per la popolazione emiliana e romagnola. Il governo ha varato un decreto legge da 2 miliardi di euro per iniziare a fronteggiare le spese che saranno necessarie per la ricostruzione. Il focus dunque, al di là degli aiuti economici necessari per affrontare adesso l’emergenza in Emilia Romagna, si sposta anche su quanto si sia già investito e quanto si investirà sulle incombenti necessità dovute al cambiamento climatico. Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha invitato alla cautela riguardo l’utilizzo dei fondi del PNRR per la ricostruzione. La necessità di progettare opere di natura infrastrutturale che insistono sugli aspetti idrogeologici del territorio hanno bisogno di tempi, valutazioni e approvazioni che mal si conciliano con i perimetri temporali, stringenti, del PNRR. Vi è poi il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) che è in cantiere da più di dieci anni, forse ormai già vetusto per certi aspetti, e ancora in fase di valutazione da parte del VAS (valutazione ambientale strategica) e non ancora approvato. L’Italia è uno dei pochi paesi europei ancora sprovvisto di un piano di adattamento ai cambiamenti del clima, e il governo promette un’accelerazione dell’approvazione e attuazione in tempi brevissimi. La Commissione europea ha annunciato che i costi sostenuti dall’Italia relativi all’emergenza in Emilia Romagna saranno considerati, nelle prossime valutazioni di conformità, come una misura economica una tantum e non conteggiati in bilancio. Il commissario UE per l’Economia Paolo Gentiloni ha anche ricordato che l’Italia ha dodici settimane per accedere al Fondo di solidarietà, strumento che mette a disposizione aiuti per l’emergenza. La fiera popolazione emiliana e romagnola ha bisogno di tutto l’aiuto necessario per uscire dalle torbide acque stagnanti, anche quelle metaforiche delle lungaggini burocratiche e dell’immobilismo decisionale riguardo un cambiamento climatico che, con siccità e precipitazioni mai visti prima d’ora, non è più disposto ad aspettare i tempi dell’uomo.