di Daniela Mariano
Si stima al primo gennaio 2023 una carenza fattuale di 3.114 medici di medicina generale (mmg, i cosiddetti medici di famiglia), con situazioni più critiche nelle grandi Regioni del Nord: Lombardia (-1.237), Veneto (-609), Emilia Romagna (-418), Piemonte (-296), oltre che in Campania (-381). Lo rivela un’analisi della Fondazione Gimbe su rilevazioni della Struttura interregionale sanitari convenzionati (Sisac). Secondo le stime del Gimbe, nel 2026 il numero dei mmg diminuirà di 135 unità rispetto al 2022, ma con nette differenze regionali. In particolare saranno tutte le Regioni del Sud (tranne il Molise) nel 2026 a scontare la maggior riduzione di medici di medicina generale: Campania (-384), Puglia (-175), Sicilia (-155), Calabria (-135), Abruzzo (-47), Basilicata (-35), Sardegna (-9,) oltre a Lazio (-231), Liguria (-36) e Friuli Venezia Giulia (-22). Dai i dati forniti dalla Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), emerge che tra il 2023 e il 2026 sono 11.439 i mmg che hanno compiuto/compiranno 70 anni, raggiungendo così l’età massima per la pensione, deroghe a parte: dai 21 della Valle D’Aosta ai 1.539 della Lombardia. Il numero di borse di studio ministeriali destinate al Corso di formazione specifica in medicina generale, dopo un periodo di sostanziale stabilità (2014-2017) intorno a 1.000 borse annue, è aumentato raggiungendo un picco nel 2021 (n. 4.332). Tali incrementi sono dovuti sia alle risorse del DL Calabria che negli anni 2019-2022 hanno finanziato ulteriori 3.277 borse, sia a quelle del Pnrr che negli anni 2021-2023 hanno finanziato complessivamente 2.700 borse aggiuntive. “La progressiva carenza di medici di medicina generale consegue sia ad errori nella pianificazione del ricambio generazionale, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e finanziamento delle borse di studio, sia a politiche sindacali non sempre lineari” ha affermato il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta, aggiungendo che “le soluzioni attuate, quali l’innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni, la possibilità per gli iscritti al Corso di formazione in medicina generale di acquisire sino a 1.000 assistiti e le deroghe regionali all’aumento del massimale, servono solo a ‘tamponare’ le criticità, senza risolvere il problema alla radice”. “Occorre dunque mettere in campo al più presto una strategia multifattoriale: adeguata programmazione del fabbisogno, tempestiva pubblicazione da parte delle Regioni dei bandi per le borse di studio, adozione di modelli organizzativi che promuovano il lavoro in team, effettiva realizzazione della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR (Case di comunità, Ospedali di Comunità, assistenza domiciliare, telemedicina), accordi sindacali in linea con il ricambio generazionale e la distribuzione capillare dei mmg” ha proseguito Cartabellotta, precisando che “guardando ai numeri, infatti, oltre alle carenze già esistenti, le proiezioni indicano, in particolare per le Regioni del Sud, un ulteriore calo dei mmg nei prossimi anni. Una ‘desertificazione’ che lascerà scoperte milioni di persone – ha concluso – aggravando i problemi per l’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale e soprattutto per la salute delle persone, in particolare anziani e fragili”