di Giovanni Gioioso
L’imprenditore materano, self made man, Nicola Benedetto – già assessore regionale in Basilicata – candidato tra le fila di Fratelli d’Italia per la circoscrizione Sud chiama a raccolta i suoi e lancia la sfida in vista delle prossime elezioni europee. Sullo sfondo una partita complessa per cambiare l’Europa “dei burocrati e dei banchieri”
Benedetto mancano pochi giorni al voto, può tirare un bilancio di questa campagna elettorale?
“Questa campagna elettorale è stata all’insegna dell’entusiasmo e della grande partecipazione. Ho ricevuto tanto affetto e significativi attestati di stima. C’è molto interesse per Fratelli d’Italia e per le proposte di un partito che ha dimostrato di avere le idee chiare e un leader, Giorgia Meloni, che da presidente del Consiglio dei ministri sta lavorando in maniera precisa e attenta con un rinnovato protagonismo del nostro Paese sui tavoli internazionali. Nel corso delle ultime settimane ho avuto il piacere di confrontarmi con numerose realtà produttive, con la società civile, con amministratori locali, con amici e militanti. Pensi che un nutrito numero di cittadini provenienti da cultura ed estrazione di centrosinistra rilevano in maniera abbastanza sarcastica e rassegnata che l’Europa odierna non è stata affatto all’altezza delle aspettative ed è sempre più necessario un cambio di passo. Fratelli d’Italia ha avuto la sensibilità e la grande capacità di mettere al centro i temi e le proposte di buon senso. Cambiare l’Europa è la nostra missione e ce la faremo”
Fratelli d’Italia avrà la forza per cambiare l’Europa?
“Assolutamente si. Ho molta fiducia del premier Meloni. Il centrodestra a trazione Fratelli d’Italia porterà in Europa un modello di buon governo, già apprezzato a livello nazionale. Non possiamo rassegnarci alle ecofollie. Come è stato ben detto si tratta di un referendum tra un’Europa ideologica ed una concreta”
Lei si sente europeo?
“Mi sento europeo nel momento in cui l’Europa tutela con fermezza e rigore le nostre produzioni, le nostre imprese, i nostri confini, la nostra cultura e così via. Nel momento in cui vengono meno gli ideali, i principi fondatori e la collaborazione tra i Paesi membri e il dibattito si sposta sul cibo in provetta, sul nutriscore, sulle auto elettriche, sulla grandezza delle vongole e molto altro, il mio concetto di europeismo vacilla perchè ci sono importantissime sfide da portare a compimento e queste non possono essere figlie di ideologie e di burocrazia. L’Europa deve essere percepita come una istituzione vicina, forte e credibile. L’Europa deve fare l’Europa”
E nei giovani il concetto di europeismo pensa sia radicato?
“Sicuramente si, un ventenne di oggi riesce a circolare e a viaggiare in Europa con estrema facilità. Vi è poi il progetto Erasmus che tanto incide in ambito formativo e universitario, gli scambi culturali e numerosi gemellaggi. I mezzi di comunicazione odierni e numerose tecnologie fanno il resto. I nostri giovani si sentono sicuramente molto europei e sono attenti allo stile di vita, alle opportunità, alle tendenze di un altro Paese. C’è molta curiosità e voglia di conoscere, ma al tempo stesso proprio i giovani dovrebbero essere maggiormente al centro delle politiche comunitarie, stiamo parlando delle nuove generazioni, del nostro futuro. I giovani, d’altro canto, devono interessarsi sempre di più alla cosa pubblica maturando una propria coscienza critica ed un proprio pensiero: questo è il sale della democrazia e della partecipazione”
Può rivolgere un appello agli indecisi e ai disillusi?
“Siamo ad un punto di svolta, i prossimi anni rappresentano uno spartiacque fondamentale. Le sfide sul piano economico, sociale ed internazionale impongono una strategia chiara ed un cambio di passo. Il voto utile è il voto che può cambiare un modus operandi che ad oggi ha mostrato tutte le sue falle e le sue incongruenze. Mi propongo di attenzionare con la massima determinazione la nostra terra, un Mezzogiorno dalle infinite potenzialità e dalla grande resilienza. Mi rivolgo a chi crede che un cambiamento sia possibile oltre che doveroso”