di Daniela Mariano
Il cambiamento climatico costa all’Italia 284 euro per ogni abitante, 5 volte in più rispetto al 2015 e più che in ogni altro paese dell’Ue. E’ quanto afferma The European House Ambrosetti che rilancia uno studio presentato al primo incontro della 6/a edizione della propria ‘Community Valore Acqua Per l’Italia’. Secondo Ambrosetti lo stress idrico è ai massimi livelli e solo Belgio, Spagna e Grecia sono peggio dell’Italia, dove si è registrata una “drastica riduzione della produzione di miele”, pari al 70% nel 2023. Situazione critica anche in Spagna, dove il cambiamento climatico costa 221 euro ad abitante e in Ungheria (214 euro). Germania e Francia sono invece più vicine alla media europea di 116 euro a cittadino. I maggiori danni economici sono causati da alluvioni (44%), tempeste (34%) e ondate di calore (14%) e risultano essere “quasi impercettibili” in Grecia, Danimarca, Lituania e Polonia. Il settore agricolo è il più colpito, con 12 regioni italiane ad elevato stress idrico, tra cui primeggiano la Basilicata, la Calabria, la Sicilia e la Puglia. Oltre al già citato caso del miele, nel 2023 si sono registrati cali del 63% per la produzione di pere, del 60% per le ciliegie, del 27% per l’olio d’oliva e del 12% per il vino e i pomodori. A rischio anche la produzione idroelettrica, che potrebbe raddoppiare la perdita in caso di aumento termico di 2 gradi e triplicarla se i gradi in più dovessero salire a 3 nel Sud e lungo l’arco alpino. “Viviamo una situazione particolarmente delicata soprattutto nel nostro Paese”, spiega l’amministratore delegato di The European House Ambrosetti Valerio De Molli. Proprio l’Italia rischia infatti di raggiungere quest’anno “la più alta anomalia termica della storia” con 1,75 gradi sopra la media.