A distanza di pochi giorni (4 settembre), oggi si torna a scioperare nello stabilimento siderurgico ArcelorMittal, ex Ilva, a Taranto. Scattano infatti ulteriori 24 ore di astensione del lavoro nel solo reparto del Laminatoio a Freddo, uno dei due – l’altro e’ Produzione lamiere dove si e’ scioperato il 4 – al centro del nuovo scontro tra azienda e sindacati. Questi ultimi contestano ad ArcelorMittal l’adozione, nei due reparti, di una serie di modifiche nell’organizzazione del lavoro, che finiranno, dicono, con l’accrescere l’uso di lavoro straordinario benche’ in tutta ArcelorMittal vi sia un massiccio ricorso alla cassa integrazione. Le sigle metalmeccaniche Fim Cisl, Fiom Cgil e Uil, che hanno indetto lo sciopero del 4 e quello odierno, hanno chiesto ad ArcelorMittal di fermare il riassetto delle due aree per aprire un confronto ma l’azienda ha risposto negativamente. Per i sindacati, lo sciopero di venerdi’ scorso ha avuto larga adesione in quasi tutto l’impianto Produzione lamiere ed oggi attendono un nuovo, favorevole riscontro. Rispetto a venerdi’ scorso, la situazione del siderurgico a Taranto si e’ pero’ appesantita con ulteriori elementi di crisi. Alla vigilia dello sciopero del 4, ArcelorMittal ha infatti annunciato la fermata della Produzione lamiere da venerdi’ 11 settembre, per ora a tempo indeterminato, perche’ non ci sono ordini di lavoro. L’annuncio, arrivato a ridosso del primo sciopero, e’ stato ritenuto dai sindacati “un ennesimo gesto di sfida dell’azienda, con la quale da mesi non ci sono ormai piu’ relazioni industriali”. Venerdi’ scorso, inoltre, proprio mentre si scioperava, l’azienda ha inoltrato ai sindacati la comunicazione di proroga della cassa integrazione Covid dal 14 settembre, per altre 9 settimane, per un numero massimo di 8100 addetti. E a Taranto la cassa Covid e’ gia’ in corso, sempre con la stessa richiesta di numero massimo, gia’ da meta’ marzo, anche se realmente usata per circa 4 mila unita’, la meta’ effettiva dell’organico del siderurgico.