Positiva la valutazione della Fiom sul Vehicle-to-Grid di Fca, l’impianto pilota che, quando sara’ interamente completato, diventera’ il piu’ grande del genere al mondo. “Avevamo gia’ commentato positivamente la decisione di Fca di costruire questa infrastruttura che consentira’ ai veicoli di scambiare energia con la rete. Resta il fatto che la priorita’ per noi rimangono l’occupazione e le lavoratrici e i lavoratori che da tredici anni sono in cassa integrazione”, hanno scritto in una nota congiunta Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive, e Edi Lazzi, segretario generale Fiom-Cgil Torino, sottolineando che l’unico modo per farli rientrare al loro lavoro e’ “smettere definitivamente l’utilizzo degli ammortizzatori sociali”. Secondo la Fiom “bisogna implementare il piano industriale perche’ questo, purtroppo, non e’ ancora sufficiente. Servono modelli che diano volumi produttivi, dall’inizio dell’anno sono state assemblate meno di 8.000 vetture tra i due stabilimenti torinesi. Per avere la piena occupazione ed il pieno utilizzo degli impianti servirebbe produrre 200.000 veicoli all’anno”, hanno detto, sottolineando che “l’obiettivo della fine della cassa integrazione e’ possibile solo attraverso la produzione in Italia dei veicoli mass market (segmenti A, B e C). E’ necessario un piano per i lavoratori del gruppo che investa nell’innovazione a partire dagli enti centrali e punti ad abbassare l’eta’ media dei lavoratori che e’ di 56 anni, un piano di certezze sono le assunzioni di giovani in misura consistente”. De Palma e Lazzi si sono detti “basiti” per le dichiarazioni del ministro Patuanelli: “L’industria dell’auto e’ centrale in tutti i Paesi industrializzati. In Europa, Germania e Francia hanno presentato piani poderosi, mentre in Italia esclusi i bonus alla domanda e il prestito garantito a Fca, non c’e’ nulla”, hanno detto. La Fiom ha delle proposte che chiede di portare a un tavolo di confronto, “perche’ non e’ sufficiente seguire con attenzione l’evoluzione dell’auto, ma servirebbe avere un piano preciso di sviluppo industriale, prevedere investimenti pubblici per l’installazione di paline di ricarica nel territorio, l’ingresso nel consorzio europeo e la costruzione di una grande fabbrica di batterie”, hanno detto, spiegando che “la transizione ecologica deve essere affrontata anche con lo sviluppo e la produzione europea dell’idrogeno come sta accadendo sull’asse Parigi-Berlino”.