Neanche i rimbalzi positivi rilevati dall’Istat sui consumi d’agosto (+8,2%) fanno tirare un sospiro ai negozianti: a darne notizia e’ Confesercenti che sottolinea come, Nonostante la ripresa generale, i negozi tradizionali, specialmente quelli di prossimita’, continuino a registrare risultati in calo (-0,5%), toccando un -12,7% per le vendite totali dell’anno. A correre e’, invece, ancora una volta, il commercio elettronico che, nello stesso periodo, mette a segno una crescita del +29,9%. Un boom confermato anche dalle ultime classifiche sull’ecommerce presentate pochi giorni fa al Netcomm Forum Live. Secondo i dati diffusi dal Consorzio del commercio Digitale Italiano, infatti, aumentano i consumatori digitali, gli eShoper, un fenomeno innescato dal lockdown ma che non accenna a calare: tra chi ha sperimentato la spesa online durante la clausura forzata, il 36% continua ancora a fare la spesa online.
Una tendenza, quella dell’ecommerce, in grande espansione e che sembrerebbe minacciare il commercio tradizionale e soprattutto i negozi fisici. Ma e’ proprio cosi’? Sicuramente la pandemia ha innescato una profonda accelerazione digitale che si e’ riverberata sui consumatori e sulle loro abitudini di acquisto. Secondo l’ultimo report sul retail firmato da Alvarez&Marsal, una delle principali societa’ di consulenza a livello mondiale, che ha preso in considerazione 6 paesi europei, saranno 16 milioni gli italiani che cambieranno radicalmente il loro modo di comprare e questo non potra’ che influire sul futuro degli esercizi commerciali, dai grandi ai piccoli commercianti di prossimita’. “Si va sempre piu’ verso un’integrazione tra fisico e digitale, la prosecuzione di un percorso che era sicuramente gia’ in atto – dice Alberto Franzone, managing director di Alvarez&Marsal – e sicuramente la digitalizzazione facilitera’ ulteriori progressi, a partire da un maggior utilizzo della realta’ aumentata per migliorare la customer experience, fino all’utilizzo dei data analytics e di sistemi di CRM per conoscere meglio le esigenze del consumatore e migliorare la sua esperienza in negozio”. Secondo Franzone “Resisteranno alla crisi gli operatori che sapranno cogliere in modo innovativo il processo di trasformazione del commercio tradizionale post coronavirus, intercettando comportamenti d’acquisto nuovi in un paradigma settoriale in evoluzione. In logica darwiniana, sopravvivranno solo i retailer capaci di cambiare”.
Insomma e’ proprio ora che si sta giocando il futuro dei negozi fisici, “un momento di grande evoluzione” – conferma Vito Perrone, founder di Yocabe’, startup che aiuta i brand che vogliono vendere i loro prodotti sui marketplace – “prendiamo il settore dell’abbigliamento: gli store fisici andranno sempre piu’ verso il modello dello showroom, resteranno il luogo dove provare un abito, farsi consigliare, avere la possibilita’ di toccare il tessuto di un vestito, ma contemporaneamente saranno connessi a magazzini centrali superando, cosi’, le barriere – disponibilita’ limitata della merce e prezzi mediamente piu’ alti dovuti anche alla minor capacita’ di acquisto – che ancora rendono i negozi poco competitivi rispetto all’online”. Ottimista anche Anastasia Sfregola, manager per l’Italia di Kooomo, la piattaforma di ultima generazione che aiuta i brand (soprattutto del lusso) ad aprire il proprio e-commerce online “L’esperienza di acquisto sta diventando sempre piu’ ibrida: si sceglie in negozio, si compra online, 3 persone su 4 che effettuano ricerche su un brand dal proprio smartphone entreranno in un negozio di quella catena entro le 24 ore successive; in questa dinamica e’ naturale pensare che per gli store fisici si apra una nuova stagione dove il commercio tradizionale e’ al servizio del web e viceversa e a fare la differenza e’ il fattore umano”.