Arrivano le prime castagne pugliesi, un patrimonio della biodiversita’ a rischio di estinzione in Puglia, con i superbi castagneti che campeggiano sul Gargano, tra Vico del Gargano, Carpino, Ischitella e Cagnano, nel basso Salento tra Supersano, Alessano e ai Paduli, sulla Murgia. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base del monitoraggio della produzione in Puglia dell’albero del pane, il castagno. “Si tratta di un ritorno atteso di un prodotto molto gradito dai consumatori – spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia – che e’ a rischio di estinzione in Puglia anche per la presenza del cinipide galligeno del castagno proveniente dalla Cina, che provoca nella piante la formazione di galle, cioe’ ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni. Contro questa minaccia e’ stata avviata una capillare guerra biologica”. “L’umidita’ del mese di settembre ha provocato un calo del raccolto, ma la qualita’ e’ straordinaria – dice Peppe Calabrese, un agricoltore di Vico del Gargano che cura un castagneto con la la lotta biologica- – con la castagna dalla buccia lucida che viene via molto facilmente e il frutto e’ molto dolce”. Si resta ancora lontani – precisa ancora la Coldiretti – dai fasti produttivi del passato per quello che Giovanni Pascoli chiamava “l’italico albero del pane”, simbolo dell’autunno nei libri scolastici di molteplici generazioni di giovani scolari. Basti ricordare che nel 1911 la produzione di castagne ammontava a 829 milioni di chili, ma ancora dieci anni fa era pari a 55 milioni di chili. Le castagne sono consumate dall’uomo fin da tempi immemorabili, ne parla per primo lo storico greco Senofonte, vissuto tra il 430 e il 355 A. C, che definisce il castagno “l’albero del pane”, poi nel 40 a.c. Marziale. Di castagne parla ancora Virgilio (il quale suggerisce d’innestare il castagno sul faggio) che le ricorda cucinate con il latte e mangiate con il formaggio. Per secoli un vero alimento, o un obbligato surrogato, grazie alle castagne, tante comunita’ rurali hanno potuto fronteggiare carestie, crisi economiche. Poi un lento abbandono con lo spopolamento delle aree interne della nostra penisola. Il rischio e’ quello di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia, considerato che le importazioni nel 2019 sono risultate pari a ben 32,8 milioni di chili di castagne, spesso, rileva ancora Coldiretti, spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori. Da qui la richiesta di assicurare piu’ controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte tricolori. Ancora peggiore e’ la situazione dei trasformati, per i quali non vi e’ l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non e’ neppure dato a sapersi quante ne vengano importate.