Il governo è pronto a rimettere in moto la macchina degli aiuti in parallelo con la nuova stretta anti-Covid in arrivo, e si prepara a varare un nuovo decreto legge con i ristori da destinare alle attività e alle filiere che saranno colpite dalle misure restrittive del nuovo Dpcm.
A distanza di una settimana dal primo dl che ha stanziato oltre 5 miliardi per rifinanziare la cig e garantire nuovi contributi a fondo perduto, arriverà una nuova tranche di indennizzi. Il provvedimento, che dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri entro venerdì, varrà circa 2 miliardi. E sarà finanziato con i risparmi di cassa delle misure messe in campo durante l’emergenza, senza ricorrere a un nuovo aumento di deficit, anche se ormai l’ipotesi di un ulteriore scostamento di bilancio inizia a prendere forma e non è escluso che l’esecutivo sia costretto a richiederlo.
Risparmi di cassa per finanziare i nuovi ristori
Gli spazi di manovra a disposizione sono infatti molto esigui. Per effetto del primo dl ristori, il deficit è salito dal 10,5% al 10,7%, rimanendo comunque sotto il 10,8% fissato nella Nadef e autorizzato dal Parlamento. Da qui alla fine dell’anno il margine che resta da utilizzare è quindi di circa 1,7 miliardi e dovrebbe essere utilizzato tutto. A queste risorse dovrebbero affiancarsi altri fondi disponibili per arrivare a quota 2 miliardi.
“Stiamo lavorando a un nuovo decreto ristori – ha annunciato il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani – cercheremo di aprire un confronto anche con le forze d’opposizione, in maniera preventiva e anche nel percorso di discussione parlamentare”. “Sarà pronto a breve. Dobbiamo sconfiggere questo virus, senza lasciare nessuno indietro”, ha assicurato il viceministro Laura Castelli.
Indennizzi più alti per chi chiude nelle zone rosse
Lo schema degli indennizzi sarà strettamente collegato a quello delle restrizioni previste dal nuovo Dpcm in arrivo che suddivide il Paese in tre zone (rossa, arancione e gialla), in base agli scenari di rischio, in cui confluiranno le varie Regioni. Al momento le tre regioni che presentano lo scenario peggiore sono Piemonte, Lombardia e Calabria, per le quali dovrebbero essere previste misure più restrittive che nel resto del Paese.
Le restrizioni saranno calibrate in base alle zone di rischio e i ristori saranno definiti sempre in base ai codici Ateco delle attività economiche colpite. L’obiettivo è di ristorare soprattutto i settori colpiti che si trovano nelle regioni che subiranno la stretta più pesante. Gli importi degli indennizzi saranno commisurati in base all’impatto delle misure, quindi più alti per chi sarà costretto a chiudere e più contenuti per chi vedrà solamente limitata la propria attività. Il meccanismo complesso a cui si sta lavorando in queste ore prevede di estendere l’elenco dei codici Ateco che hanno già ricevuto i ristori alle nuove attività colpite e incrementare gli aiuti per chi sarà ulteriormente penalizzato.
Nelle zone a più alto rischio potrebbero essere costretti ad abbassare le saracinesche bar, ristoranti, negozi, parrucchieri, edicole ed estetisti. Ma sarà necessario indennizzare anche i comparti che subiranno restrizioni a livello nazionale come ad esempio i musei o i centri commerciali che dovrebbero chiudere nel weekend in tutto il Paese.