Fumata bianca. Dopo settimane di scontri e dure trattative tra Consiglio e Parlamento Ue su Bilancio e Recovery fund, è arrivata l’intesa politica anche sull’ultimo spinoso dossier, con grande soddisfazione dell’Eurocamera, che nella battaglia è riuscita a spuntare 16 miliardi in più per integrare le risorse destinate ai programmi faro del budget 2021-2027.
I soldi aggiuntivi arriveranno in gran parte (11 miliardi) dalle multe dell’Antitrust Ue e rappresentano “un ottimo risultato per in cittadini”, ha sottolineato del Pe David Sassoli, che ora avranno a disposizione più fondi per programmi come Horizon (ricerca), a cui vengono destinati 4 miliardi in più, passando a 84,9mld; Invest-Eu, ora a 9,4 miliardi dagli 8,4 dell’accordo di luglio; Erasmus+ a 23,4mld da 21,2; EU4Health (sanità) aumentata a 5,1mld, da 1,7. Ma nonostante il grosso passo avanti, raggiunto senza dover rimettere mano al compromesso chiuso dai 27 leader a luglio, e celebrato dal ministro delle Finanze di Berlino, Olaf Scholz, come un “risultato formidabile”, il traguardo per lo stimolo economico da oltre 1800 miliardi è ancora lontano.
Già la prossima settimana, quando la presidenza di turno tedesca rimetterà al voto degli Stati membri la validazione degli accordi raggiunti con l’Eurocamera, il pacchetto di rilancio potrebbe incorrere in una nuova battuta d’arresto. A preoccupare è il rischio di veto di Ungheria e Polonia. In una lettera recapitata nelle ultime ore alla Commissione europea, Budapest ha espresso il suo disappunto, minacciando di bloccare tutto, a causa del nuovo meccanismo (anche questo negoziato da Consiglio e Parlamento Ue), che lega l’erogazione dei fondi del budget al rispetto dello stato di diritto. Due delle tre intese raggiunte con l’Eurocamera (Bilancio e Risorse proprie) richiedono l’assenso unanime delle capitali, e se Orban deciderà davvero di puntare i piedi, è facile prevedere altre estenuanti mediazioni, e possibili nuovi ritardi, che spingerebbero oltre la primavera la possibilità per gli Stati membri di beneficiare del prefinanziamento dal Recovery fund, che per l’Italia, come ricordato da Paolo Gentiloni, potrebbe ammontare a 20 miliardi di euro.