Senza accordo la Gran Bretagna rischia di diventare il porto franco del falso Made in Italy in Europa per la mancata tutela giuridica dei marchi dei prodotti italiani a indicazioni geografica e di qualita’ (Dop/Igp). Rappresentano circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare tricolore Oltremanica. E’ l’allarme della Coldiretti in riferimento alle difficolta’ nel raggiungimento di un accordo sulla Brexit tra Italia e Gran Bretagna. “Il Made in Italy – sottolinea la Coldiretti – resterebbe senza protezione europea e subirebbe la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione realizzati oltreoceano e nei Paesi extracomunitari a partire dagli Stati Uniti che hanno stretto un accordo commerciale con la Gran Bretagna. La Brexit – precisa la Coldiretti – puo’ diventare il cavallo di Troia per l’arrivo in Europa del falso Made in Italy alimentare. Che, nel mondo fattura 100 miliardi realizzato per oltre un quarto proprio negli Stati Uniti.
Lo dimostrano – continua la Coldiretti – le vertenze dell’Unione Europea nei confronti della Gran Bretagna con i casi della vendita di falso prosecco alla spina o in lattina fino ai kit per produrre in casa finti Barolo e Valpolicella o addirittura Parmigiano Reggiano. Il rischio e’ peraltro che – continua la Coldiretti – si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane. Come ad esempio l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi. E che boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop). Compresi prodotti simbolo del Made in Italy dall’extravergine di oliva al prosciutto di Parma, dal Grana Padano al Parmigiano Reggiano.
Le esportazioni di prodotti alimentari Made in Italy sono state pari a 3,4 miliardi di euro nel 2019. Dopo il vino che complessivamente ha fatturato sul mercato inglese quasi 771 milioni di euro. Spinto dal Prosecco Dop, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani piu’ venduti in Gran Bretagna ci sono – sottolinea la Coldiretti – i derivati del pomodoro, ma rilevante e’ anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva. Importante anche il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano per un valore attorno ai 85 milioni di euro. La preoccupazione riguarda pero’ – conclude la Coldiretti – anche la Gran Bretagna che importa dall’Unione Europea quasi 1/3 del cibo consumato. E che si troverebbe ad affrontare il rischio di scaffali vuoti”.