Sono 52 i progetti elencati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza che definisce il modo in cui verranno spesi i 196 miliardi del Recovery Fund. Una bozza del documento e’ stata inviata nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla maggioranza. Si tratta di un testo base, su cui il governo lavorera’ ancora, soprattutto per sfoltire. Lo ha confermato lo stesso premier: “E’ inutile distribuire le risorse su tantissimi progetti – ha spiegato – forse 52 sono troppi”. Al momento, al capitolo sanita’ sono destinati 9 miliardi, “ma molti progetti sono trasversali – ha spiegato Conte – Gia’ adesso quindi stiamo parlando di piu’ di 15 miliardi di partenza”. Anche il tema superbonus al 110% non sembra definito. La bozza del Recovery plan parla di estensione “solo” al 2022, ma da tempo il Movimento Cinque stelle insiste per poter arrivare a tutto il 2023, confidando di potercela fare proprio grazie ai fondi europei. Gia’ in manovra Pd e Cinque Stelle hanno rischiato la frattura, riuscendo a prorogare il superbonus fino a giugno 2022 (con la possibilita’ di arrivare a dicembre 2022 per chi, a meta’ anno, abbia gia’ eseguito il 60% dei lavori). Fra i temi che stano creando tensioni politiche c’e’ quello della governance del fondo, che dovra’ essere risolto ai tavoli di maggioranza, e della sicurezza. La bozza del Recovery plan prevede la nascita di un “Centro nazionale di ricerca e sviluppo per la cybersecurity”. Dei 196 i miliardi a disposizione, i progetti individuati al momento ne impiegano esattamente 195,9 miliardi. Le macro aree sono 6: al capitolo digitalizzazione e innovazione saranno destinati 48,7 miliardi, all’area “rivoluzione verde e transizione ecologica” andranno 74,3 miliardi, al settore Infrastrutture per una mobilita’ sostenibile 27,8 miliardi. Il capitolo “istruzione e ricerca” puo’ contare su 19,1 miliardi, quello sulla Parita’ di genere su 17,1 miliardi. L’area salute, infine, contera’ su 9 miliardi. Dei 52 i progetti, il piu’ corposo riguarda la Transizione 4.0, che vale 24,8 miliardi, c’e’ poi il Superbonus, per 22,4 miliardi, ma anche l’efficientamento degli edifici pubblici, per un totale di 17,71 miliardi. Ancora: 21,7 miliardi per opere ferroviarie per la mobilita’ e la connessione veloce del Paese. Alle rinnovabili vanno 8,68 miliardi, all’economia circolare 4,5 miliardi, al sostegno all’occupazione femminile, conciliazione vita-lavoro e asili nido vanno 4,52 miliardi (2,4 miliardi solo agli asili). A scuola 4.0 vanno 2 miliardi. I tempi per varare il Piano sono stretti. “Non possiamo permetterci di ritardare – ha detto Conte – Per questo ho invitato le delegazioni ad affrettare l’esame della documentazione e ritrovarci tra Santo Stefano e capodanno per andare avanti ed avviare poi il confronto con le parti sociali. Non dobbiamo indugiare oltre”. L’obiettivo e’ “chiudere entro l’anno”. La posta in gioco e’ altissima, anche a livello politico interno. “Questo piano deve confermare la piena credibilita’ dell’Italia, non possiamo disperdere le risorse – ha spiegato Conte – se non riusciremo in questo intento questo governo se ne deva andare a casa, con ignominia. Lasciamo perdere le crisi o le contro-crisi di governo”.