Nessun dubbio: l’auto elettrica impatta di meno sull’ambiente rispetto ai veicoli tradizionali. Possono essere sintetizzati così i risultati dei diversi studi condotti da RSE – Ricerca di Sistema Energetico -, nel 2015, 2019 e 2020, sull’analisi del ciclo di vita delle auto elettriche, e che evidenziano proprio i vantaggi che questi possono portare nella riduzione delle emissioni climalteranti del trasporto privato. Le ricerche RSE – una sintesi è disponibile al sito https://dossierse.it/11-2019-auto- elettrica-e-de-carbonizzazione-facciamo-chiarezza/ – dimostrano “che non solo dal punto di vista delle emissioni climalteranti, ma anche da quello degli inquinanti atmosferici, le auto elettriche risultano avere esternalità ambientali inferiori ad omologhe tradizionali”. Si tratta di evidenze scientifiche che smentiscono le parole del CEO di Toyota, Akio Toyoda, che nell’ultima settimana del 2020 ha definito “sopravvalutati” i reali benefici dell’auto elettrica sull’ambiente. La posizione di Toyda non è isolata: negli stessi giorni hanno contestato i vantaggi dell’auto elettrica anche il numero uno di Volvo Cars, Hakan Samuelsson, e Franz Fehrenbach, presidente del consiglio di sorveglianza di Bosch, ha definito l’auto elettrica “non pronta per il mercato”. Oggetto dichiarato delle preoccupazioni dei tre big è in realtà il rischio di veder crollare l’attuale modello di business dell’industria automobilistica nel caso di una migrazione troppo veloce verso il veicolo elettrico: problema concreto. Ma sostenere che l’auto elettrica abbia un impatto ambientale maggiore dei veicoli tradizionali appare altrettanto concretamente errato. Le analisi di RSE, e rilanciate già anche nel 2018 dall’Agenzia Europea per l’Ambiente, mettono bene in evidenza come gli studi che contestano i vantaggi dell’auto elettrica partano in alcuni casi da presupposti di contesto non coerenti o mettano a confronto ipotesi non paragonabili. “Per una corretta Analisi del Ciclo di Vita (LCA) comparativa tra diversi tipi di veicoli, è importante tenere ben presentequali sono i parametri che influenzano l’analisi stessa e quindi, in definitiva, il confronto. – si legge in un documento RSE – I principali tra questi parametri sono: il mix di fonti energetiche utilizzate per produrre l’energia che ricarica le batterie, ma anche il mix energetico usato per produrre le auto; la confrontabilità dei veicoli, ovvero considerare sempre nel confronto veicoli che per prestazioni, potenza, comfort siano quanto più simili possibile; la stima dei consumi energetici durante l’uso dei veicoli, che deve essere quanto più vicino possibile ai consumi reali, evitando cioè di utilizzare i consumi rilevati durante i cicli di omologazione che sottostimano i consumi reali, specie per le auto a combustione interna; la vita dei veicoli e delle batterie perché considerare vite dei veicoli irrealisticamente brevi vuol dire implicitamente sfavorire il veicolo elettrico, che concentra i suoi impatti nella produzione del veicolo; le emissioni di CO2eq legate alla produzione delle batterie che risulta spesso sovrastimata sia perché presuppone una produzione esclusivamente cinese o in altri contesti caratterizzati da alta intensità carbonica del mix energetico, sia perché riferita a studi datati”. “Considerando attentamente tutti questi fattori, ad esempio considerando che già oggi la produzione di energia elettrica in Italia proviene per il 37% da fonti rinnovabile, RSE ha dimostrato – ribadisce il documento – che non solo dal punto di vista delle emissioni climalteranti, ma anche da quello degli inquinanti atmosferici, le auto elettriche risultano avere esternalità ambientali inferiori ad omologhe tradizionali”.