L’emergenza sanitaria sta mettendo a rischio alcuni dei prodotti simbolo dell’agroalimentare italiano, che costituiscono parte integrante della nostra storia e della nostra tradizione”: lo dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Gli ultimi dati diffusi dall’Ismea rivelano che la chiusura della ristorazione è costata nel 2020 cica 43 miliardi di euro, con una drastica riduzione del consumo delle nostre eccellenze alimentari come il prosciutto di Parma (- 30%), la mozzarella di bufala (che è sceso fino al 60%), i vini (-25%) e l’ittico (-50%). Considerando il contemporaneo aumento delle vendite al dettaglio per un valore di 13 miliardi, ne risulta una perdita netta di 30 miliardi. “Sono numeri molto preoccupanti, anche perché riguardano alcune delle produzioni più apprezzate in Italia e nel mondo, un vero fiore all’occhiello del nostro Paese – continua Tiso – Le chiusure intermittenti dei ristoranti e delle altre strutture ricettive, i frequenti ripensamenti dell’ultimo minuto e la mancanza di una vera programmazione stanno facendo sentire i loro effetti su uno dei settori più solidi della nostra economia”. “C’è in gioco – spiega – il destino di migliaia di operatori attivi nella filiera agroalimentare, nella ristorazione e nel suo indotto. Questi lavoratori hanno diritto di essere tutelati appieno dal Governo e di poter programmare le loro attività seguendo un programma definito, che non può cambiare direzione così spesso e con tempi di preavviso così limitati. Se c’è una normalità che è necessario ripristinare al più presto, è quella in cui ogni cittadino possa di nuovo contribuire con il suo lavoro al benessere proprio e della comunità”.