di Rosa Sica
“Entrate a far parte stabilmente dell’universo degli strumenti finanziari più utilizzati, le criptovalute, monete virtuali generate attraverso algoritmi unici, sono ormai oltre 2.000, la più nota delle quali è il bitcoin. Sono definite virtuali perché, a differenza di altre valute come euro, dollari e sterline, le criptovalute non esistono in forma fisica, ma si generano e si scambiano solamente per via telematica e, soprattutto, non transitano da alcuna banca”.
E’ quanto sostiene un’analisi di Fundstore, una piattaforma specializzata in investimenti su fondi comuni. “Il fenomeno delle criptovalute è ormai noto già da anni e sta assumendo una rilevanza sempre maggiore, che condizionerà il mercato delle valute in futuro. La rivoluzione è già in atto e alcuni esperti, come diversi membri delle Banche centrali, temono che potrebbe minare la stabilità del sistema monetario. Negli ultimi 10 anni, il Bitcoin è infatti diventato protagonista di una rapida diffusione nei portafogli degli investitori. Da strumento strettamente speculativo, un po’ inaccessibile e criptico, il bitcoin è diventato un investimento prêt-à-porter”, commenta Gianni Bizzarri, Amministratore Delegato di Banca Ifigest e fondatore di Fundstore. Il Bitcoin, rileva l’analisi, “è acquistabile in tre modi: mediante strumenti finanziari quotati in borsa che replicano l’andamento della criptovaluta, tramite un ”wallet”, un portafoglio digitale come quello proposto dalla startup italiana CONIO lanciata nel 2015, oppure rivolgendosi agli Exchange, ovvero alle piattaforme di trading”.