Nel 2020, “anno caratterizzato dalle restrizioni per la pandemia”, la Basilicata “si e’ dimostrata resiliente, ossia complessivamente in grado di non farsi travolgere dall’onda distruttiva”, ma l’indice che ha “piu’ risentito del fenomeno Covid-19 e’ il lavoro, e la Basilicata regredisce alla situazione del 2014”. E’ uno dei dati che emerge dal rapporto “La Basilicata al microscopio della Cisl: numeri, tendenze, criticita’ e prospettive”, primo numero della serie “I quaderni di Pensiero Futuro”, periodico del Centro Studi Cisl Basilicata, presentato stamani, a Potenza, in videoconferenza. Rispetto al secondo trimestre dell’anno gli occupati sono diminuiti dello 0,3% nelle regioni del Centro-Nord, mentre sono aumentati del 3,3% nel Sud: nel terzo trimestre 2020 il tasso di occupazione per la Basilicata era del 51,7% (ma con un aumento dello 0,7% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente). Da marzo 2020, con il primo lockdown, inoltre, in Basilicata risultano “sospese” 16.273 unita’ produttive (pari al 42,7% delle unita’ locali), che impiegano 49 mila addetti (41,9%) e registrano un fatturato di quasi dieci miliardi di euro (53,4%). Il 57,3% delle unita’ locali in Basilicata ha quindi continuato a svolgere la propria attivita’ nel periodo di lockdown, rispetto al 51,8% nazionale: ma in termini di fatturato, i settori lucani “attivi” pesano per il 46,6% del fatturato, a fronte del 57,2% registrato dai settori attivi nel resto del Paese. I dati dell’Inps sulla cassa integrazione dallo scorso marzo, inoltre, dimostrano la “quasi totale copertura delle richieste e il sostanziale buon funzionamento della complessa macchina amministrativa”. Emerge poi che su 550 mila lucani, circa 21 mila percepiscono il reddito di cittadinanza, “un dato non indicativo – e’ scritto nel Rapporto – dell’esplosione delle richieste, anche in un anno tragico come il 2020 e questo, in generale, anche grazie ad altre misure regionali di contrasto alla poverta’, preesistenti al reddito di cittadinanza”. Gli effetti sul tessuto economico imprenditoriale lucano non hanno pero’ portato a “un picco delle cessazioni definitive”, ma “a una significativa diminuzione, per cui nel 2020 in Basilicata ci sono state 1.446 cessazioni definitive e nel 2019 ce ne sono state 2.198”. Dal Rapporto e’ emerso infine anche un dato legato allo smartworking e alla didattica a distanza, e quindi al “digital divide”: rispetto a una media nazionale del 76,1% di famiglie connesse, “restano indietro soprattutto la Calabria (67,3%, quasi nove punti al di sotto della media nazionale), Molise e Basilicata (69%), Sicilia (69,4%) e Puglia (69,6%).