“La normativa sul Superbonus 110% indica i commercialisti tra i soggetti idonei al rilascio del visto di conformita’. Eppure, a molti clienti sarebbe imposto di avvalersi delle societa’ di consulenza segnalate dalle banche, subordinando a questo il perfezionamento dell’operazione finanziaria richiesta. Per questo, abbiamo chiesto all’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato di far luce su quello che si configura come un grave caso di opacita’ nelle procedure bancarie, e di aprire un’istruttoria per verificare l’eventuale esistenza di infrazioni ai divieti stabiliti e adottare tutte le misure, anche sanzionatorie, che riterra’ necessarie”. Lo affermano Matteo De Lise, presidente Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec), e Maria Pia Nucera, presidente Associazione dottori commercialisti (Adc). “Quasi tutti istituti, almeno formalmente, offrirebbero la possibilita’, e non l’obbligo, di accedere ai servizi di societa’ legate a multinazionali. Ma le stesse banche – aggiungono – hanno approntato i propri documenti informativi in modo da evitare di incorrere nei divieti posti dagli articoli 2 e 3 della legge 10 ottobre 1990, 287 (intese restrittive e abuso di posizione dominante, in particolare mediante l’imposizione di condizioni contrattuali o subordinando la conclusione dei contratti all’accettazione da parte dei clienti di prestazioni supplementari). Sotto il profilo della tutela della concorrenza, un’intesa tra istituti di credito e delle societa’ di consulenza restringerebbe il mercato, dando vita ad un abuso. Infatti, la Legge 287/1990 – “Norme per la tutela della concorrenza e del mercato” vieta, dichiarandole nulle, le intese restrittive della liberta’ di concorrenza, cioe’ quelle che abbiano per effetto di impedire, restringere o falsare in maniera consistente il gioco della concorrenza all’interno del mercato nazionale o in una sua parte rilevante”, affermano i presidenti delle due associazioni.
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